Capitolo 6
Il professionista non si aspettava di certo quell’invito. E poi andare a messa non era mai stato tra i suoi massimi piaceri. Paradossalmente quella strana richiesta inaspettata, lo scosse. Positivamente. Quindi replicò:
“Ma certo, ha ragione Jacob. Verrò. Ma ad un patto. Appena finita la cerimonia verremo tutti qui e pranzeremo insieme…sempre se non avete niente di meglio da fare…”.
Una sontuosa risata coinvolse i presenti a quella risposta e Miss Mary si offrì con piacere per preparare un piacevole pranzo domenicale a cui la piccola Illary confermò allegramente la sua disponibilità…
Ore 21…cielo tappezzato di stelle. Primo sabato di Maggio…
Ciao Mister Dream, sai, stesare mi sento più sereno del solito. Bill sta già russando sulla sua coperta. Io sono a letto, lenzuola pulite e fresche di lavaggio. La casa è rinata col paziente lavoro di Jacob e la sua famiglia. Brave persone, oneste e felici. Lo avverto da ciò che fanno e come lo fanno. Illary, la figlia più piccola è un tesoro e…ha già le sembianze di una brava donna di casa. Pensa che oggi ha ritrovato sotto il letto, tre vecchi dipinti di quel matto di Zio Tobia. Il fratello di mia madre. Hanno ripreso il loro posto in sala. Si…sono sereno stasera. Oggi dopo molto tempo, non mi è mancata New York, il lavoro, il caos del traffico…mi sto ritrovando. Ah, importante…domani andrò a messa…bè forse questa è la notizia del giorno…buonanotte Mister Dream.
P.S. credo proprio che questa vacanza mi farà bene…
Il mattino seguente e come ormai faceva da quando era giunto a Jason, il giornalista si recava presso il locale di Paco per la colazione. Questi notò l’agitazione dell’uomo, ma non chiese stavolta spiegazioni. Era domenica ed il locale risultò più affollato degli altri giorni. Anthony poco dopo uscì dirigendosi verso la Chiesa sotto lo sguardo indagatore di Paco…
La graziosa Chiesa di San George era situata appena fuori dal centro abitato e per raggiungerla bisognava attraversare un lungo viale sul quale, in maniera esageratamente ordinata, erano predisposte due file contrapposte di sontuosi pini verdissimi e folti. La discreta processione umana che si dipanava lungo esso simboleggiava l’arrivo della domenica e dei riti sacri ad essa connessi. Durante gli altri giorni della settimana, funerali a parte, l’ombroso stradone era meta di cittadini che approfittavano delle comode panchine in legno per trovare pace e silenzio. Dietro la piccola Chiesa bianca si ergevano le alte vette di Jason Creek, spesso coperte di neve e ghiacci. La vista di quel paesaggio era decisamente unica e Anthony più volte si soffermò ad ammirarlo cercando in ogni angolo di esso, ricordi della sua adolescenza. Quando giunse nei pressi della radura dov’era posizionato il luogo sacro, notò una piccola folla dinanzi ad essa e comprese che il rito domenicale non era ancora iniziato.
“Mister Arnald…MISTER ARNALD!”.
La dirompente e fresca voce unite all’allegria contagiosa della giovane Illary, squarciò quel silenzio religioso dove le persone parlavano tra esse, sottovoce. La fanciulla corse verso l’uomo e gli saltò letteralmente addosso stringendolo in un affettuoso abbraccio.
“Buongiorno piccola Principessa…”.
L’arrivo di Anthony nei pressi della Chiesa richiamò l’attenzione della maggior parte dei presenti che iniziarono a guardarlo smettendo per un attimo le loro misteriose discussioni, per poi riprenderle un attimo dopo avendo trovato un nuovo argomento da dibattere. L’intera famiglia della piccola nel frattempo si era stretta intorno al nuovo e importante arrivato. I saluti furono pieni di cordialità, segno evidente che tra essi si era ormai creato un legame solido e sincero.
“Ragazzi, buongiorno…Miss Mary…”.
Il giornalista abbracciò uno ad uno i membri della famiglia, poi rivolgendosi verso Jacob, disse:
“Jacob, mi dica la verità, ma di tanto in tanto concede un po’ di libertà a questi due bei giovanotti? Secondo me ne avrebbero bisogno…”.
Sentenziò sorridendo quasi ironicamente.
“Ma certo Mister Arnald, sono liberi di fare ciò che vogliono, nel lecito s’intende…”.
Dal volto dei due giovani ormai quasi maggiorenni, trasparì un evidente contrasto alla risposta del padre e Anthony comprese che forse la piega di quel discorso poteva essere pericolosa, cambiò drasticamente argomento:
“Principessa allora, andiamo a prendere posto? Altrimenti rischiamo di seguire la cerimonia in piedi…”.
Pochi minuti dopo ognuno di loro cominciò a seguire i sermoni di Padre Walther che dall’alto di un piccolo rialzò, osservò tutti gli intervenuti compreso il volto nuovo del professionista. Anthony avvertì più volte durante la celebrazione sacra, lo sguardo indagatore del Pastore. Dopo un’ora abbondante, tutti i presenti si ritrovarono nuovamente sull’ampio piazzale della Chiesa. Si erano formati diversi capannelli di persone che mentre dialogavano continuavano a fissare quella presenza nuova apparsa improvvisamente quella domenica. Anthony sapeva di essere lui il centro dell’attenzione dei pettegolezzi sommessi che vibravano come un vento leggero e costante. A rompere gli indugi ci pensò il barbuto e anziano parroco che fece irruzione nel piazzale uscendo dalla piccola porta laterale della sagrestia:
“Le parole della Bibbia non sbagliano mai…ogni pecorella fa sempre rientro al suo ovile…non ci posso credere…Il figlio di Vincent Arnald è tornato tra noi…e la cosa non può che farmi piacere…”.
Così dicendo posò la sua grande mano sulla spalla dell’uomo, quindi riprese:
“Anthony Arnald…a cosa dobbiamo questo onore…oltre a quello di vederti seduto su quei banchi a cui eri allergico da giovane?”.
L’interpellato rispose con una risata alle affermazioni del prete, quasi confermando le sue tesi:
“Padre, il piacere di rivederla è tutto mio…vedo che non ha dimenticato nulla di quei tempi. A parte tutto sono davvero felice di averla rivista…mi sono preso un periodo di vacanza, se così possiamo chiamarla, ne avevo davvero bisogno…”.
“Sono trascorsi molti anni da quando ci siamo incrociati l’ultima volta…mi erano giunte voci del tuo arrivo, sai bene che qui ci si conosce tutti e quando arriva un forestiero ce ne accorgiamo subito.”.
Replicò il Pastore che nel frattempo continuava a mantenere la sua mano sulla spalla dell’uomo, quasi ad evitare che egli fuggisse nuovamente.
“Si certo…oltre ad avere un centro informazioni efficiente…”.
Rispose Anthony.
“In effetti il buon Paco sa il fatto suo. Oltre al caffè e alle sue crostate riesce a sapere in anticipo chi entra e chi esce da questo paese…e in fondo non è tanto negativa la cosa…diciamo che ci aggiorna costantemente. Ma tu non sei un…forestiero qualsiasi. Sei il figlio prediletto del grande Vincent Arnald, l’americano…come lo avevano soprannominato da queste parti. Tutti qui gli volevano bene, ovviamente come ne volevano a tua madre Lucy…che brava donna…hanno lasciato una traccia importante in paese ed oggi che ti rivedo mi sembra di rivivere quei tempi ormai lontani…” .
La replica delicata del Padre si chiuse con un sorriso pacifico e tranquillizzante. I due uomini restarono, nei pressi della piazzola antistante la Chiesa, per qualche minuto osservando e salutando chiunque gli passasse davanti. In quel momento e dopo tutte quelle amichevoli strette di mano, fu ufficializzato il ritorno a Jeson del figlio di Vincent Arnald. Era quasi mezzogiorno quando si arrivò ai saluti. Di sicuro si promisero di incontrarsi ancora, non necessariamente in Chiesa e il bar di Paco venne concordato come luogo prestabilito. Magari davanti ad una buona tazza di Caldo caffè. Anthony fece quindi ritorno verso casa attraversando il lungo viale alberato, dove il sole giocava a nascondersi dietro le folte chiome dei pini profumati. In strada poca gente vista l’ora imminente del pranzo domenicale. Quasi un rito altrettanto sacro come la messa per le famiglie del centro montano. L’attenzione dell’uomo venne bruscamente attirata da un piccolo gruppo di persone che sostavano ferme dinanzi ad una delle prime case all’ingresso del paese. Era inevitabile che, essendo l’unica strada che conducesse alla sua abitazione, il suo percorso lo guidasse proprio davanti al luogo dove era chiaramente udibile stesse accadendo qualcosa di anomalo. Più si avvicinava, più le grida di qualcuno che sembrava discutere ad alta voce, diventavano forti e solo quando fu davvero di fronte alla piccola modesta abitazione, riconobbe la voce di un uomo e le imprecazioni di aiuto di una donna in evidente difficoltà. Un gruppo formato da almeno dieci persone sostava nei pressi del cancello d’ingresso a cui si unì Anthony. Nessuno, seppur chiara la situazione, si azzardava ad andare oltre quel limite. Poi improvvisamente, tra lo sgomento generale, accadde qualcosa che sottolineò ulteriormente la drammaticità di quel momento. La coppia trasferì la violenta lite fuori dalla porta di casa ed ora, oltre alle urla si notavano i protagonisti di quel dramma. L’attenzione venne istintivamente rivolta ai due che forse non potevano immaginare la presenza di tutta quella gente. Le grida aumentavano a dismisura fino a quando l’uomo fece un gesto che determinò il limite di pericolosità di quel litigio. Egli afferrò per il collo, la donna e accecato dall’ira, iniziò a sbatterla letteralmente contro la parete. La donna, in evidente difficoltà affievolì le sue urla segno che le forze iniziavano a mancargli. Tra il silenzio angoscioso dei presenti arrivò improvviso l’urlo di Anthony:
“LA LASCI PERDERE…LA SMETTA SUBITO! “.
L’improvvisa intromissione del giornalista fece in modo che il presunto compagno della donna, lasciasse la preda rivolgendo le sue bellicose attenzioni ad egli.
“E tu chi sei…sei in cerca di guai vero?…li hai trovati…”.
Così dicendo, discese i due gradini dell’abitazione e si diresse spedito verso il contendente. Aprì furiosamente il cancello in ferro e d’istinto afferrò stavolta il collo del rivale. La reazione di Anthony fu immediata e non contemplata dalla violenza dell’incauto sprovveduto. Per tutta risposta a quella nerboruta presa, si sentirono due sonori pugni che arrivarono sul volto dell’uomo che crollò a terra. L’imprevedibile reazione di Anthony fece scaturire un improvviso applauso da parte dei presenti, mentre l’uomo a terra stordito, tentava di riprendersi.
“Ed ora alzati e sparisci, prima che chiami chi di dovere e ti faccio sbattere in galera, vigliacco…e non farti vedere mai più da queste parti…SPARISCI!”.
Traballante e stordito, al violento non rimase che eseguire il consiglio impartito.
La fuga dell’aggressore coincise col brusco sbattere della porta dell’abitazione. La donna sicuramente avvertì la vergogna di quella situazione e con quel gesto tentò di limitarne la pessima brutta figura di cui era involontaria responsabile.