Capitolo 5
Annullò decisamente i rumori del traffico caotico, le voci dei colleghi, il ticchettio frenetico della sua macchina da scrivere. Quindi armatosi di una piccola matita riposta in un angolo del diario, si concentrò a scrivere…
Sabato 29 Aprile 1970, ore 16…
Ciao Mister Dream…
…allora, pare ci siamo. Ho ritrovato tutto come l’avevo lasciata l’ultima volta durante quell’ultima drammatica settimana. Mai avrei immaginato che sarei mancato per 20 lunghissimi anni. Sai, ho incontrato un simpatico Amico. Si chiama Bill ha quattro zampe e un folto pelo nero. L’ho adottato subito. Mi è piaciuto il suo modo discreto di essersi presentato dandomi la zampa. Mi sembra di conoscerlo da sempre. Ora è vicino a me, placidamente sdraiato e pronto a proteggermi come farebbe un soldato…Stamattina ho iniziato le…
“ “Mister Arnald…MISTER ARNALD!”.
Quella voce cupa interruppe improvvisamente le confidenze del professionista. Chiuse di scatto il diario e alzatosi in piedi, rispose:
“Mi dica, in cosa posso esserle utile?”.
Senza fare passi dalla sua postazione, Anthony che ovviamente non conosceva il suo interlocutore attese risposte. E queste non si fecero attendere. L’uomo fuori dal cancello e mantenendo il suo cappello tra le mani, rispose sorridendo:
“Mi scusi…mi chiamo Jacob…Jacob Marsen e questa mattina parlando con Paco durante un caffè, ho saputo del suo arrivo in paese…ecco, qui tutti sanno che sono un tuttofare insieme ai miei giovani figli e quindi se avesse bisogno di aiuto per ogni genere, può contare su di me. Mi può rintracciare facilmente in paese e…”.
“Vedo che il servizio informazioni è abbastanza efficiente qui da voi…il buon caro Paco Deluz, quel matto di un sudamericano non perderà mai le sue abitudini…”.
Rispose Anthony ironicamente. Poi andando incontro all’uomo rimasto educatamente immobile al cancello d’ingresso, riprese:
“Venga, entri pure…si, credo di aver bisogno d’aiuto.”.
Poi si voltò verso Bill e gli ordinò di restare fermo sotto la pensilina. Il meticcio eseguì mettendosi comunque seduto e attento osservando gli sviluppi di quell’incontro. I due uomini si salutarono con una poderosa stretta di mano e qualche attimo dopo eseguirono un attento sopralluogo per vedere il da farsi. Ci fu ampia collaborazione tra le parti che concordarono per il lunedì successivo, in quanto la domenica era riservata agli obblighi sacri dell’intera comunità di Jeson. Agli interni avrebbe provveduto la moglie di Jacob, Miss Mary e la giovane figlia Illary. Anthony pretese a tal proposito che a quest’ultima venissero affidate le faccende più leggere, senza che essa sollevasse pesi eccessivi. Anthony era restato per tutto il tempo col suo diario saldamente stretto tra le mani mentre dialogava con Jacob. Quindi, definiti anche gli accordi economici, si salutarono. Anthony accompagnò con lo sguardo l’uomo che a passo spedito, andò via tornando verso la propria abitazione, ben lieto dell’incarico appena ricevuto.
La sera di quel primo giorno a Jason arrivò velocemente e la stanchezza insieme ad essa. In casa non c’era in quel momento energia elettrica e l’uomo si organizzò con delle candele in camera. Utilizzò per il riposo quella che era stata la stanza in cui aveva vissuto l’adolescenza ma prima di mettere la parola fine a quella giornata, tornò per un momento sul porticato. Sistemò a terra una piccola coperta morbida per il suo nuovo amico che gradì subito, accomodandosi per riposare anch’egli. Poi alzò lo sguardo verso il cielo e lo spettacolo che vide lo lasciò senza fiato. Il cielo gli regalò un manto oscuro disseminato da una miriade di piccole stelle vibranti di luce. Anche il vento sembrava essersi fermato e la quiete invase quella notte. Respirò la fresca aria e dopo un ultima carezza verso Bill, rientrò chiudendo piano la porta alle sue spalle. Quasi per non infrangere quel momento di vera magia che stava vivendo…
I giorni che seguirono furono decisamente movimentati. La famiglia del buon Jacob era efficiente oltre ogni più rosea previsione, dal capofamiglia alla giovane Illary. Nei primi tre giorni venne tagliata l’erba alta e riverniciate le parti più esposte della casa. Mentre le donne si occupavano alacremente e stanza dopo stanza, a rimuovere, spazzare, disinfettare ogni parte di esse. Bill osservava scocciato, tutta quella frenesia lavorativa che lasciava poco spazio ai suoi noiosi riposi. Lentamente fece amicizia con la piccola fanciulla intrattenendo con questa, momenti di gioco a cui non era abituato. Ad Anthony, da attento osservatore, non gli sfuggi l’educazione dei tre figli di Jacob che seppur intenti nelle attività non parlavano ed osservavano meticolosamente le disposizioni che venivano loro impartite. Trascorsero nel frattempo nove giorni di duro impegno dove ognuno dei partecipanti alle operazioni di manutenzione, profuse il massimo dell’impegno. Dall’ottimo Jacob che gestiva i lavori esterni ai due giovani figlioli. Oltre alla sua signora e per finire alla piccola Illary che dimostrò, sotto l’attenta direzione della madre, di essere già una piccola donna di casa. L’elegante cottage che fu di Vincent e Lucy Arnald, giorno dopo giorno stava riprendendo vita.
“Mister Arnald…MISTER ARNALD!”.
Squillò improvvisa la voce della piccola.
“Guardi…l’ho trovata sotto il letto grande…”.
Così dicendo, la giovane ragazza si presentò sul porticato recando tra le mani una grossa scatola bianca tenuta legata da un lungo spago scuro e dove, su un lato di essa vi era tracciata in modo confuso, la parola “SECRET”…
Anthony ringraziò con una carezza, Illary. Quindi fissò incuriosito l’involucro. Cercò la lama di un coltello per tagliare la cordicella mentre Illary restò nei paraggi dell’uomo forse più incuriosita di quest’ultimo.
“Ullary…quante volte ti ho detto di non disturbare Mister Arnald!”.
Mary apostrofò con voce severa l’iniziativa della figlia di portare il pacco dal legittimo proprietario.
“Miss Mary, stia tranquilla…nessun disturbo. Anzi…ha fatto benissimo e visto che leggo la curiosità nei suoi piccoli occhi, ora lo apriremo insieme…che ne pensi Illary?”.
“Oh grazie Mister Arnald…secondo me c’è qualcosa di molto importante lì dentro…qualcosa di misterioso…”.
Le parole della fanciulla fecero sorridere l’uomo, che rispose:
“Bè…allora non ci resta che aprirlo…magari c’è qualche mostro alato nascosto…”.
A quelle parole, la fanciulla fece un timido passo indietro visibilmente spaventata. Anthony la rassicurò immediatamente:
“Ma no, stai tranquilla…stavo scherzando. Su avvicinati che tagliamo questo vecchio spago.”.
In un attimo l’intera sottile corda venne rimossa e vennero sollevati i lembi della scatola. Anthony affondò una mano all’interno ed estrasse qualcosa che non si sarebbe mai aspettato. Una per volta tirò fuori tre tele su cui erano distinguibili tre figure disegnate da una mano non decisamente artistica. Le immagini di suo padre, sua madre e di un Anthony in età fanciullesca, ritrovarono la luce in quell’istante. Dietro ognuna delle tele vi era scritta una data che si leggeva appena, deteriorata dal tempo e dalla polvere…
10 August 194…Tobia Masler…
Quel nome riapparso dal nulla dopo tanto, tantissimo tempo, lo riportò indietro negli anni…
“Che bei colori Mister Arnald…chi sono queste persone?”.
Chiese Illary rimasta affascinata dal ritrovamento.
“Vedi piccola, per quanto ti possa sembrare strano…queste immagini raffigurano la mia famiglia…questo è mio padre, lei mia madre e…questo giovanotto seduto su quella enorme pietra, sono proprio io…Devi sapere che avevo uno zio un po’…diciamo matto…a lui piaceva dipingere. Certo, non era un grande artista ma ci metteva molta passione nei dipinti che eseguiva. Ricordo che ogni volta che si preparava a dipingere, indossava uno strano camice nero. Pensa che c’era più colore disseminato su quel camice che sulle tele…Zio Tobia…che uomo…solitario, amante della natura…spesso i miei lo portavano in vacanza con tutta la famiglia e ti posso garantire che se c’era lui, il divertimento era assicurato…”.
Illary seguì con attenzione il racconto di Anthony. Poi improvvisamente l’uomo si alzò in piedi e urlò:
“Jacob…JACOB DOVE SEI…”.
Dopo poco l’uomo intento a raccogliere l’erba tagliata in enormi sacchi, apparve da un angolo del giardino:
“Mister Arnald, mi dica…eccomi…”.
“Jacob ascolta, devi farmi una cortesia…la tua piccola Principessa ha ritrovato queste tre tele…potresti trovare il modo di appenderle in sala? Te ne sarei grato.”.
Chiese con gentilezza Anthony.
“Stia tranquillo, provvedo subito. Prendo la cassetta con gli attrezzi e i chiodi…
In men che non si dica, Il sapiente artigiano si adoperò per risolvere la richiesta di Anthony e dopo pochi minuti le tre tele si ritrovarono nella parete centrale del salone, posizionate in bella vista appena più in alto di due antiche poltroncine disposte simmetricamente davanti ad essa. La luce di quei dipinti attraverso le tinte ancora forti dei colori, illuminò di aria nuova la stanza e forse non solo di essa. Anthony ammirò nuovamente le tre sagome descritte nel dipinto, seppur eseguite in modo dozzinale. Ma inevitabilmente diedero un senso nuovo all’intera abitazione che, grazie al ritrovamento di Illary, recuperò i veri padroni di casa, nuovamente insieme.
Jacob comprese il silenzio del giornalista che si soffermò in religioso silenzio davanti alle tele, preso chissà da quali e quanti ricordi.
“Ragazzi, forza per oggi la giornata è finita. Mettete in ordine gli attrezzi…”.
Quindi, in modo molto garbato, continuò:
“A domani Mister Arnald…”.
Anthony apprezzò la saggezza di Jacob che aveva compreso quel momento intimo e delicato. Un sorriso e una pacca sulla spalla, fu il saluto amichevole per quel congedo. Poco prima di uscire, Jacob si voltò nuovamente verso Anthony:
“Senta, se le fa piacere domattina potrebbe venire alla cerimonia domenicale nella nostra Chiesa…magari potrebbe essere l’occasione per distrarsi dai suoi pensieri e perché no, magari rivedere qualche vecchio amico…sempre se non ha di meglio da fare…”.