La lettura del trattato Il Principe di Machiavelli fa riflettere molto sulla contraddizione che viviamo ogni giorno in un mondo dove l’uomo vorrebbe e dovrebbe essere, ma invece è.
L’uomo, infatti, è per natura imperfetto e imprevedibile, individuo indefinibile, non essendo né bianco né nero, ma con tutte le sfumature di grigio nel mezzo. L’essere umano è tutto ciò che decide di essere, non solo ciò che è giusto o sbagliato; il gioco è, poi, decidere quando essere l’uno o l’altro.
Machiavelli spiega che un principe la decisione di quando essere l’uno o l’altro deve prenderla sulla base delle situazioni in cui si ritrova e andando al di là di quello che vorrebbe risultare agli occhi dei “sudditi”, essendo lui a mantenere il potere. Ciò comporta essere “subdolo” e (in)giusto quando le circostanze lo richiedono.
Troppe volte invece, immaginando un mondo ideale si finisce per creare una realtà utopica che, seppur con ideali corretti, non prende in considerazione la “verità effettuale” delle cose, la quale comprende anche la vera natura umana. Per quanto sarebbe bello un mondo senza ingiustizie, egualitario per tutti e con rispetto reciproco tra i diversi popoli, questa idea dà per scontato che l’essere umano possieda una consapevolezza tale da riconoscere cosa è giusto e cosa no in ogni circostanza: opzione impraticabile. L’essere umano, si ritrova ad esistere in quella che è una continua incognita, in quello che vorrebbe o dovrebbe fare, in quello che dovrebbe essere ma a conti fatti è; per intenderci non esiste un copione già scritto e approvato, siamo noi stessi che nel corso della nostra esistenza abbiamo definito ciò che è corretto e scorretto, ciò che è vero e falso, ciò che è possibile e ciò che non lo è. Nonostante cerchi da sempre di darsi una direzione, l’uomo continua ad inseguire nel corso della propria esistenza una chimera, per darsi uno scopo e sentirsi ripagato da quella che può risultare una vita piena di ingiustizie: la perfezione. L’idea di perfezione, è così astratta come così concreta; la definiamo, la pretendiamo, la incorriamo ma puntualmente ci scivola via dalle mani quando pensiamo di averla fatta nostra. Ne cogliamo un frammento quando si fa arte, quando il tutto è ordine e disordine, quando la nostra mente trova riposo e quando la speranza prende forma.
L’arroganza umana vuole costantemente la perfezione eppure è essa stessa ad allontanarla rendendola qualcosa di inarrivabile. Tuttavia, poiché l’essere umano è ipocrita, la pretende da tutti coloro che gli mostrano speranza di una realtà migliore, perché è più facile proiettare la propria incompletezza su altri che scendere a patti con un’esistenza al di sotto delle aspettative.
Chiara Bascelli