Teateservizi: si va verso la nomina del liquidatore, per il resto silenzio assoluto

Si terrà il 5 aprile l’assemblea di Teateservizi convocata dal socio unico, cioè il Comune, con il sindaco Diego Ferrara che dovrà indicare il nome del liquidatore: al netto di sorprese dell’ultima ora, sarà il commercialista Luca Di Iorio, con un passato come revisore dei conti del Comune durante l’amministrazione di Francesco Ricci. Il socio, come noto, non ha approvato il bilancio del 2019 che si è chiuso con una perdita di oltre 400.000 euro e l’erosione del capitale sociale: e a fronte della mancata ricapitalizzazione, non c’è altra strada che la messa in liquidazione. Ma sulla società, come è altrettanto noto, pende un’istanza di fallimento da parte della Procura e l’udienza è fissata per il 14 aprile. Il problema è che se la società che riscuote i tributi venisse dichiarata fallita, ne verrebbe travolto anche il Comune. Una situazione molto delicata, dunque, con 42 lavoratori che non sanno nulla del loro futuro. Una situazione complessiva, quella di Teateservizi, che andava affrontata molto prima di arrivare a quello che sembra un punto di non ritorno. L’amministrazione Ferrara dopo il suo insediamento  ha affidato un incarico a Kpmg, pagandolo 36.000 euro, proprio affinché esaminasse le condizioni in cui versa  la società: cosa è emerso? E quali sono, oggi,  le strategie per scongiurare l’eventuale fallimento? La vicenda Teateservizi è avvolta da un silenzio che appare singolare e che stride con la gran quantità di comunicati che il Comune riserva quotidianamente ad ogni avvenimento. Quanto a Teateservizi, al di là della comunicazione inviata in concomitanza con la richiesta di fallimento, palazzo di città non ha reso noto altro. Sorprende anche, sul versante meramente politico,  che nessuno abbia sollecitato la convocazione di una seduta straordinaria del Consiglio comunale per affrontare il caso nella sede istituzionale: è chiedere troppo che anche i cittadini vengano messi al corrente di ciò che sta succedendo e che potrebbe portare, nella peggiore delle ipotesi, il Comune a dissesto? Con un aggravio di tasse che sarebbe proprio i cittadini per primi a dover pagare?

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