Sulla facciata della “Trinità” la statua della Salus Populi Teatini

Dopo 91 anni il ritorno su Teate nel giorno dell’Annunciazione: così don Claudio Pellegrini, parroco della chiesa della SS Trinità, ha annunciato oggi su Facebook la collocazione della nuova statua.
L’opera è stata voluta dal parroco don Claudio Pellegrini, disegnata nel 2019 dall’artista teatino Luciano Primavera, fusa in bronzo a Verona grazie all’elargizione di una generosa parrocchiana. Nasce come reinterpretazione della Mater Populi Teatini conservata in Cattedrale. La Vergine, “Sede della Sapienza”, presenta il Figlio come via di salvezza e centro di comunione, vista la sua collocazione sulla piazza della “Trinità”, crocevia principale della città (Ben 6 strade) e luogo di incontro. Il tempo della pandemia Covid19 ha ritardato il suo passaggio dalla progettazione alla realizzazione, offrendo l’opportunità di dare all’opera nuovo significato: non solo recupero di una memoria passata, ma annuncio di rinascita dall’emergenza sanitaria. Per tale motivo l’effigie è stata benedetta dall’arcivescovo Bruno Forte l’8 marzo 2021, anniversario del primo lockdown nazionale, con il titolo “Salus Populi Teatini”, analogo a quello romano dell’icona in S. Maria Maggiore, per compendiare i titoli delle 17 chiese mariane che circondano la città di Chieti come anello protettivo, con i quali il popolo dell’antica Teate si è affidato alla sua intercessione. La statua antica doveva trovarsi originariamente sulla porta della città, accanto alla quale fu costruita la chiesa della SS. Trinità dei pellegrini, e posta nella nicchia per lei preparata sulla facciata, ultimata nel 1609. Non ci sarebbe altra spiegazione per giustificare la collocazione di una statua lignea antichissima all’aperto. Molto danneggiata dalle intemperie, fu rimossa su interessamento dello storico Francesco Verlengia nel 1930, restaurata nel 1982 e custodita nei locali della Curia, per essere poi riportata in parrocchia nel 2020.
L’opera è di bottega umbro-abruzzese della seconda metà sec. XIV, attribuita al maestro di S. Caterina Gualino. Raffigura la Vergine seduta con il capo eretto in atteggiamento regale, mentre il Bambino pone nella sua mano quanto concesso ai devoti per la sua intercessione materna. La parte superiore della sagoma ha canoni stilistici del duecento: cinta molto alta e linee del manto essenziali; la parte inferiore ha un panneggio più curato, testimonianza del passaggio artistico dagli schemi del Duecento a quelli del Quattrocento.

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