Figura storica del commercio a Chieti, Rocco Angelucci ha attraversato quasi sette decenni di vita cittadina, diventando un punto di riferimento per la città e per le generazioni di commercianti che lo hanno seguito. Testimone diretto dei grandi cambiamenti sociali, economici e culturali di Chieti, Angelucci ha iniziato giovanissimo con la gestione della Trattoria del Gallo, trasformando un’attività tradizionale in un luogo frequentato da artisti e personaggi dello spettacolo. La sua intraprendenza lo ha portato poi a creare un’azienda di Bomboniere di grande successo, capace di servire la città e la provincia per decenni, con attenzione alla qualità, al cliente e alla tradizione. Attraverso ricordi, aneddoti e riflessioni sul presente e sul futuro, Rocco Angelucci racconta una storia fatta di sacrificio e dedizione, offrendo anche una visione critica ma piena di speranza per la rinascita della città e del suo commercio.
Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua straordinaria carriera e la lunga esperienza nel commercio cittadino, che lo ha reso un punto di riferimento a Chieti per generazioni di commercianti.
D: Signor Angelucci, ci racconti un po’ di lei.
R: Sono nato a Ripateatina e, appena sedicenne, mi sono trasferito a Chieti, dove poco dopo ho rilevato la vecchia Trattoria del Gallo. All’epoca non avevo ancora l’età per aprirla a mio nome, così l’ho intestata a mio fratello, ma la gestione e il lavoro quotidiano erano tutti nelle mie mani.
D: Come è nata la fortuna della sua trattoria?
R: Un giorno, pensando al ricco cartellone degli spettacoli proposti al Supercinema, mi sono chiesto: perché questi artisti di fama internazionale vengono a Chieti solo per le rappresentazioni serali e poi se ne vanno senza fermarsi a mangiare in città? Così sono andato alla questura per chiedere il permesso di tenere la trattoria aperta fino a tardi, in modo da poterli ospitare. Un maresciallo molto disponibile ha accettato, dopo aver assaggiato la cucina del nostro cuoco, un grande maestro di Villa Santa Maria. Da lì è iniziata tutta l’attività: la trattoria ha accolto artisti come Celentano, Claudio Villa e Luciano Tajoli, tutti entusiasti dei nostri piatti.
D: La pizza napoletana che servivate era famosa, vero?
R: Sì, ma il merito era tutto del cuoco. Il maresciallo, dopo aver assaggiato la pizza, ha detto che era la migliore mai mangiata, persino migliore di quella di Napoli.
D: Poi cosa è successo?
R: Purtroppo il cuoco della trattoria ha avuto un attacco di epilessia in cucina e ho perso tutti i clienti. Ho venduto la trattoria e sono ripartito da zero, avviando un commercio ambulante di dolci e liquori con cinque furgoni e quattro dipendenti per coprire la provincia. In seguito ho aperto il Bar Tabaccheria del Borgo a Borgo Marfisi: è lì che ho scoperto che la vendita di bomboniere era un’idea vincente da sviluppare.
D: Già le bomboniere, il suo destino commerciale, che ha fatto storia. Può raccontarci come è nata questa idea e perché è stata così importante per il suo percorso?
R: Le Bomboniere sono state una parte fondamentale della mia carriera. Ho iniziato quasi per gioco a venderle all’interno del Bar del Borgo, ma ho subito capito che era un’opportunità da perseguire. Ho aperto il primo negozio a Corso Marrucino nel ’71, e un secondo a Chieti Scalo nel ’93. L’attività è andata molto bene per 25 anni, perché riuscivo a unire qualità, cortesia e attenzione al cliente. Purtroppo il Covid ha fermato tutto: chiese chiuse, niente battesimi, comunioni o cresime, e ora siamo in crisi totale. Nonostante tutto, sono orgoglioso di aver creato qualcosa che ha funzionato così a lungo e che ha avuto un impatto positivo sulla città.
D: Oggi come vede la sua attività e il futuro della sua carriera?
R: Ormai sono anziano e stanco. Ho intenzione di chiudere e vendere l’attività. Cerco persone interessate ad acquistare la merce e, se capita qualcuno, sono disposto a regalare anche l’arredamento. Dopo tanti anni di lavoro, voglio lasciare la possibilità a qualcun altro di proseguire e, allo stesso tempo, prendermi un po’ di meritato riposo.
D: Com’è cambiato il commercio e la città di Chieti dal suo arrivo ad oggi?
R: La città è cambiata molto. Negli anni ’50 era in crisi, ma piano piano si stava tirando su. Poi con le politiche sbagliate e le nuove crisi tutto è peggiorato. Oggi i cittadini vanno spesso fuori città per fare acquisti, i negozi faticano e il centro storico è trascurato. Il corso Marrucino, per esempio, è spesso sporco e pieno di bisogni dei cani non raccolti. Serve un’amministrazione che faccia rispettare le regole e riporti ordine nel centro.
D: Molti negozi del centro storico a Chieti hanno subito la concorrenza dei grandi centri commerciali. Secondo lei, quanto hanno influito sulla crisi dei commercianti locali?
R: Hanno influito moltissimo. I centri commerciali offrono comodità, aria condizionata e prezzi competitivi, e attirano i clienti fuori città. Questo ha messo in ginocchio molti negozi del centro, che faticano a reggere. Negli anni ’70 e ’80 il corso Marrucino era vivo, pieno di gente e di attività: oggi, purtroppo, è difficile vedere il centro animato. Molti negozi hanno chiuso o resistono con grandi difficoltà.
D: Secondo lei, quanta responsabilità hanno le scelte politiche locali nella decadenza commerciale della città?
R: Purtroppo molta. La politica ha spesso guardato solo a certi eventi o al marketing della città, senza curarsi realmente del commercio locale. Se le amministrazioni non proteggono i negozi del centro, non regolano i grandi centri commerciali e non valorizzano il corso Marrucino, è normale che le attività chiudano o sopravvivano a fatica. Serve una gestione seria e attenta del territorio, capace di sostenere i commercianti e di far vivere la città.
D: Pensa che le future generazioni possano aiutare Chieti a ripartire?
R: Sì, ma servono impegno e amministrazioni competenti. La città deve ripartire dalla cura del centro, dal rispetto dei cittadini e dei commercianti. Vedere il corso vuoto la sera mi rattrista; vorrei rivedere la vita pulsare di nuovo tra le vie di Chieti.
D: Guardando indietro, rifarebbe le stesse scelte della sua vita?
R: Sì, senza dubbio. Ho avuto tante soddisfazioni, premi e riconoscimenti, come il titolo di Cavaliere della Repubblica nel 1980 e Maestro del Commercio con Medaglia d’Oro nel 1989. Ho lavorato con passione e ho contribuito a rendere viva questa città.
D: Qual è il suo messaggio finale per Chieti e i suoi abitanti?
R: Voglio bene a Chieti e spero che riparta. Questa città deve tornare ad avere vita, con un’amministrazione che si faccia rispettare e cittadini che partecipino. Solo così Chieti potrà rinascere.
Intervistatore: Grazie, signor Angelucci, per aver condiviso la sua storia e la sua visione.
Rocco Angelucci: Grazie a voi.
