Cari lettori, eccoci di nuovo insieme. Ci eravamo lasciati accennando alla famiglia, esempio ristretto della società e, metaforicamente parlando, porto sicuro durante le tempeste della vita.
Riflettiamo insieme, se vi va, sull’evoluzione della famiglia nell’ultimo secolo, ma anche in un lasso di tempo più breve.
In passato la famiglia era di tipo patriarcale. Il capofamiglia, il nonno e successivamente il padre dettavano legge su tutto. Era riconosciuto loro un potere decisionale su tutte le questioni familiari.
Sono stati tanti i racconti dei miei genitori, nati negli anni trenta, sulla loro famiglia “allargata”, formata da nonni, genitori, fratelli sposati con moglie e figli. Tutti insieme, ma spesso non appassionatamente….
Un caos lo definiremmo oggi, una convivenza impossibile. Apparteneva però a quel tipo di famiglia un senso comune di protezione per i figli, che diventavano figli di tutti, figli anche dei vicini di casa consentendo ai ragazzi di vivere nella libertà, a volte anche in maniera spericolata perché era sempre presente qualcuno che vedeva e raccontava….
Il senso morale era dettato dalla Chiesa, i matrimoni erano indissolubili anche nelle situazioni più difficili perché divorziare, nei casi previsti da una vecchia legge Napoleonica, per la donna significava tornare sotto la potestà paterna.
Ricordo con affetto un aneddoto che raccontava spesso mio nonno: i fidanzati avevano poche possibilità di frequentarsi prima del matrimonio ed un suo amico, il giorno delle nozze, piangeva perché se la sua scelta fosse stata azzeccata sarebbe stato felice per il resto della vita ma se la sua scelta fosse stata sbagliata la sua vita sarebbe stata rovinata.
Dal 1970, anno di approvazione della legge sul divorzio, ad oggi le separazioni sono aumentate in maniera esponenziale. Matrimoni conclusi dopo pochi anni, a volte già durante la luna di miele.
Possibile che finisca così in fretta un amore? Proprio in questo periodo storico in cui tutto è lecito e possibile? I ragazzi vivono la propria sessualità in maniera libera, la verginità non è più un valore.
Dopo la passione iniziale, l’amore dovrebbe trasformarsi in un sentimento più profondo: in rispetto, amicizia, sostegno, solidarietà, vicinanza emotiva. Pur conservando la propria individualità e le proprie ambizioni, la coppia dovrebbe avere progetti di vita comuni.
Sicuramente oggi, al contrario del passato, non è più perdonato il tradimento, ma non è solo questa la motivazione della rottura di una coppia. Sempre più spesso avviene per motivi futili e banali, dalla progressiva erosione causata dalla vita frenetica, ai continui stimoli che provocano tensioni emotive, dai rapporti sociali con parenti ed amici non solidali alle esigenze professionali che spingono ad essere tolleranti nell’ ambiente lavorativo e a dare il peggio di se stessi in famiglia, alla caduta del dialogo.
L’amore necessita di rispetto: è come un fiore che, per farlo vivere a lungo, non deve essere reciso ma innaffiato ogni giorno. L’individualismo nella moderna società, invece, ci sta portando a vivere intensamente ogni emozione, a mettere al primo posto “l’io” e non il “noi”, a non essere più disposti al sacrificio, al compromesso, alla rinuncia per far vivere ed alimentare il sentimento dell’amore e quindi della famiglia.
Alla cultura “del dovere” dei nostri padri abbiamo sostituito la cultura del “mi sento”: la coppia, anche quella sposata, è diventata convivenza tra singles, effimera e precaria, che ha ragione di essere solo finché ciascuno dei due sente appagato e realizzato se stesso, non l’altra persona né un progetto comune che trascende entrambi.
Per riflettere sulle difficoltà nel restare in equilibrio della famiglia moderna vi invito a vedere il film “CASOMAI” del 2002, diretto da Alessandro D’Alatri ed interpretato da Fabio Volo e Stefania Rocca. Un film realistico a sfondo generazionale in cui il matrimonio viene descritto come metafora del pattinaggio ed il ghiaccio, superficie scivolosa, come la vita in cui serve allenamento per riuscire a tenere l’equilibrio e migliorare i risultati. Pattinare insieme è uno sport entusiasmante: le difficoltà rappresentano montagne da scalare se intendiamo abituare l’altro a noi, al contrario costituiscono una ricchezza se le valorizziamo.