Ho 15 anni e da che ho imparato a leggere, lettura è sempre stata il mio punto di riferimento. Non riesco a ricordare esattamente quando io abbia iniziato a coltivare questa passione, ma potrei facilmente associare ad ogni momento della mia vita un libro.
Ricordo i “librottini” delle storie Disney che a 5 anni ricevevo a Natale; i libri di Geronimo Stilton, con le sue scritte dalle forme colorate e buffe e le pagine che emanavano odori di cui io andavo pazza e che mi fecero compagnia quando mi ruppi il braccio; dei libri di Harry Potter, regalatimi alla prima comunione, che divoravo uno dopo l’altro, sdraiata sul tappeto in salotto mentre i miei genitori si riposavano. Ricordo della pandemia e di come i libri fossero il mio unico modo di vedere il mondo pur dovendo rimanere rinchiusa in casa, e ricordo ancora come alcune volte mi sono sentita più compresa dall’inchiostro su carta che dai miei simili umani.
La lettura è parte integrante di me, un mio tratto distintivo. Quando i professori in classe chiedono: “C’è qualcuno qui in classe a cui piace leggere?”, la prima persona verso cui i miei compagni di classe si girano in attesa di una risposta, sono io. E quando essa diventa l’argomento centrale della lezione, io sono tutta orecchi e osservo con quelli che vengono chiamati metaforicamente “occhi a cuoricino”.
Credo che la maggior parte della mia personalità sia stata plasmata proprio da questa mia passione, e che io sia diventata l’insieme di tutti gli insegnamenti tratti dalle mie letture. Di ogni libro infatti mi è rimasta impressa qualcosa e quando mi chiedono: “Ma come fai a ricordarteli tutti anche dopo tanto tempo?”, io sono convinta che una volta entrato nella nostra mente, nulla vada perduto, ma semplicemente rimanga nascosto in qualche angolino finché, o per necessità o per noia, non salta di nuovo fuori.
La lettura, oltre che mezzo di intrattenimento e di svago, è davvero uno degli strumenti più potenti e impattanti all’interno della nostra società per trasmettere un messaggio, e solamente negli ultimi tempi la si sta rivalutando anche da parte delle generazioni più giovani. Essa può infondere speranza a chi l’ha ormai persa, ridare vita a coloro che pensavano di essere ormai irrecuperabili e incoraggiare chiunque di noi a resistere e sopravvivere un altro giorno. Ma soprattutto, di fronte alla pagina, non si ha il rischio di essere perseguitati per il proprio credo, sottovalutati a causa del proprio genere, sfruttati per la propria etnia e colore della pelle, o essere messi da parte per la propria età, capacità o semplicemente persona. Di fronte ad un libro siamo tutti uguali, leggiamo tutti la stessa cosa, e non c’è alcuna differenza poiché la lettura è universale.
Essa sblocca le porte a chi si sente intrappolato in sé stesso, porta una ventata di freschezza all’interno delle nostre menti, allevia le ferite dell’anime causate da qualcos’altro. E quei 20/30 minuti di tempo che cerco di ritagliarmi ogni giorno da dedicare alla lettura prima di andare a dormire, sono per me una seduta di terapia istantanea, capace di allontanare le preoccupazioni e i problemi della giornata lasciandoli in questo mondo, mentre io vengo trasportata in un’altra realtà molto lontana ma al tempo stesso più vicina e simile alla nostra di quanto si pensi per riposare la mente, nutrire il cuore, e più di ogni altra cosa, curare l’anima.