Il Gonzaga in pillole: “Il potere della parola”, di Ilenia di Sipio

La parola è elemento centrale nella comunicazione umana. La riflessione sul potere delle parole come strumento capace di “oscurare la verità” è valutabile in una prospettiva molto attuale, specialmente nei contesti politici ed informativi. Le parole, dunque, possono essere utilizzate strategicamente per manipolare la percezione pubblica e distorcere la realtà. Nel contesto politico, l’uso abile della retorica può essere una potente arma. I politici, ad esempio, attraverso una scelta accurata delle parole, possono creare discorsi che si adattano ai loro obiettivi, a volte sacrificando la completezza e la precisione della verità. Come nelle campagne elettorali, dove le parole vengono selezionate con attenzione, magari per distogliere l’attenzione da questioni cruciali. Discorsi politici ben costruiti possono convincere le persone a sostenere cause di cui hanno una rappresentazione falsata e che possono remare anche contro il loro stesso interesse. E ciò può alimentare la diffidenza nei confronti delle istituzioni. Nel mondo digitale la potenza della parola è amplificata dai social media sui quali si assiste ad una rapida diffusione di informazioni, ma anche e spesso di disinformazione.
In ogni spazio dell’informazione neutra assistiamo di frequente alla distorsione della verità attraverso la manipolazione verbale. Infatti il potere della parola non viene esercitato solo nei contesti politici o diffusamente pubblici, ma si estende anche in molti aspetti della vita quotidiana. Nelle relazioni personali, ad esempio, la comunicazione verbale può influenzare le emozioni reciprocamente sentite. La scelta della parola in una conversazione può determinare la comprensione o generare fraintendimenti.
La parola domina indiscutibilmente nel mondo letterario. Valga per tutti l’esempio di D’Annunzio, che ne esemplifica il potere nel conte Andrea Sperelli. Protagonista del romanzo il Piacere, egli è dotato di un’eloquenza straordinaria che usa per conquistare e manipolare le persone intorno a sé. L’uso che fa della parola gli permette di influenzare le opinioni altrui, di ottenere ciò che desidera e di muoversi agilmente in ambienti sociali e politici. La sua eloquenza è lo strumento per sedurre le donne e ottenere il loro amore, ma anche per obiettare a coloro che gli si oppongono. Egli domina la sua esistenza attraverso il linguaggio, cercando di plasmare la realtà secondo i suoi desideri e le sue fantasie. Nel corso del romanzo, però, il potere della parola del conte Sperelli diventa anche ragione di autodistruzione. La sua incapacità di distinguere tra verità e finzione, la sua dipendenza dal proprio talento retorico e la sua mancanza di autenticità lo portano alla rovina e alla solitudine.
Un monito per tutti, perché bisogna essere consapevoli del fatto che le parole possono oscurare la verità invece di illuminarla; ricordare ciò è fondamentale per essere padroni di un pensiero critico. L’analisi e l’impiego attenti della comunicazione verbale sono ingredienti fondamentali per la promozione di un dialogo più trasparente e vero.

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