Pioggia battente, freddo pungente e, alla fine, una sconfitta che brucia. Il Chieti cade in casa 1-2 contro il fanalino di coda Castelfidardo, al termine di una gara povera di idee e di qualità, proprio come il meteo che ha accompagnato l’intero pomeriggio all’Angelini. Un pomeriggio da dimenticare per i neroverdi, che oltre ai tre punti perdono anche la pazienza dei propri tifosi, esplosi in una dura contestazione contro la società al triplice fischio.
La cronaca
Il Chieti parte con l’atteggiamento giusto ma spreca subito l’occasione per indirizzare la gara: al 15’ Vuthaj si presenta dal dischetto ma si fa ipnotizzare da Osama, bravissimo a deviare il rigore. Un minuto più tardi Ceccarelli ci prova su punizione dal limite, ma ancora l’estremo ospite risponde presente.
Il vantaggio arriva comunque al 25’: sugli sviluppi di un calcio d’angolo, De Luca svetta più in alto di tutti e di testa insacca l’1-0, facendo esplodere gli spalti. Ma la gioia dura poco: al 40’ il Castelfidardo approfitta di un rimpallo in area e pareggia i conti, riportando la gara in equilibrio prima dell’intervallo.
Ripresa da dimenticare
Nel secondo tempo la partita si trasforma in un festival dell’imprecisione. Il campo pesante, la pioggia e una visibilità sempre più ridotta – complice anche un impianto di illuminazione che ha deciso di partecipare al grigiore generale – non aiutano lo spettacolo.
Al 35’ arriva la doccia (ulteriormente) fredda: Morais trova una splendida girata in area che batte il portiere neroverde per l’1-2 finale. È il colpo del ko per un Chieti confuso, incapace di reagire e sempre più in difficoltà anche sul piano mentale.
La contestazione
Al fischio finale esplode la rabbia dei tifosi neroverdi, che si ritrovano in massa davanti ai cancelli dello Stadio per contestare la squadra e soprattutto dirigenti e società. Fischi, cori di protesta e tanta delusione per una classifica che inizia a farsi preoccupante.
Una giornata storta, dentro e fuori dal campo, in un’atmosfera grigia che sembra rispecchiare il momento del Chieti. Serve una scossa, e serve in fretta: la tifoseria ha già lanciato più di un segnale d’allarme.
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