UN EROE DI CHIETI DIMENTICATO: CORRADO TREVI

Corrado Trevi nacque ad Ancona, il 30 aprile del 1895, da Vitaliano e Settimia Forti. Corrado visse tutta la sua fanciullezza e giovinezza a Chieti, la città che amò, e al fronte era per tutti “il tenente abruzzese”.  Il padre era proprietario ed esercente di un negozio di tessuti in “Piazza Valignani”. I Trevi abitavano su “Corso Marruccino”. Oltre a lui in famiglia arrivarono almeno altri tre figli: Ernesto (morì a Chieti, aveva solo 17 anni, il 29 giugno del 1911); Giorgio (sposò Ebe Del Grosso) e Arrigo (sposò a Roma in Campidoglio, l’11 luglio del 1927, l’insegnante Elda Anguillara). Corrado di vivace intelligenza si iscrisse all’ Università Cà Foscari di Venezia. Frequentava, con grande profitto, il 3° anno di Economia quando gli arrivò la chiamata alle armi. Fu inviato al fronte, col grado di tenente di complemento, con il 18° Reggimento Fanteria “Brigata Acqui”. Seppe coprirsi di gloria. Un triste giorno arrivò alla famiglia una laconica comunicazione: “… l’anno millenovecentosedici al dodici del mese di luglio, sulle pendici sud est di Monte Interrotto, mancava ai vivi alle ore dieci circa, in età di anni ventuno l’Aspirante Ufficiale Trevi signor Corrado … morto in seguito a fatto di guerra per ferite riportate da arma da fuoco, sepolto nel Cimitero di Gallio …”. Fu scritto nella motivazione che gli assegnò – “alla memoria” – la Medaglia d’Argento al Valor Militare : “Corrado Trevi già ferito alla gamba da baionetta il 28 marzo 1916 (a Selz), ma tornato subito dopo al fronte, mentre disponeva i suoi uomini e li incitava all’assalto, egli è morto sul campo a Monte Interrotto nel Trentino, il 12 luglio 1916, col grido di «viva l’Italia». Venne decorato di medaglia d’argento con la seguente motivazione: “Pieno d’ardire, alla testa del suo plotone, si slanciava all’ assalto della trincea nemica. Ferito in una gamba da baionetta, non permetteva che lo trasportassero al posto di medicazione se non dopo che la trincea fosse occupata dai suoi”. Il Capitano Gino La Gala scrisse alla famiglia la seguente lettera: “La compagnia doveva muovere all’attacco di una forte posizione nemica : avevo già dato gli ordini in proposito e suo figlio si era mosso dalla sua trincea per riordinare gli uomini del suo plotone ed animarli nella non facile impresa. In questi momenti, visti dal nemico che era a breve distanza da noi egli fu colpito da due fucilate in direzione del cuore. La morte fu quasi istantanea ed il povero suo figlio cadendo fra le braccia di un soldato che gli era vicino ebbe appena la forza di gridare « Viva l’Italia » e di rivolgere ai suoi soldati brevi parole d’incoraggiamento e d’incitamento. Fu mia cura la sera di farne raccogliere la salma che fu seppellita nel cimitero di Gallio assieme ad altri commilitoni. Il suo figliuolo lascia in tutti vivo compianto e tutti nell’apprenderne la morte ne hanno provato sincero dolore. Era buono, uno dei più cari, più affettuosi e più disciplinati del nostro reggimento ed ho pianto la sua morte come per la morte di un caro fratello”. La sua Università la “Cà Foscari il 6 luglio del 1919, durante una solenne cerimonia (venne scopertura una lapide commemorativa in ricordo degli studenti “cafoscarini” caduti nella Grande Guerra) consegnò ai familiari di Corrado Trevi il suo diploma di laurea “Honoris causa” (“alla memoria”) con queste parole: “Trevi Corrado di Chieti, studente del III Economia e sottotenente di fanteria, bravo fra i bravi onde era stato fregiato della medaglia d’argento, e caduto da prode al grido di «Viva l’Italia”. Purtroppo anni dopo la famiglia Trevi, erano ebrei, dovette ingiustamente sopportare, nonostante quasi tutti fossero iscritti al P.N.F. e nonostante il figlio caduto eroicamente per la Patria, le dolorose ed umilianti conseguenze delle leggi razziali.

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