QUANDO ESSERE GENITORI DIVENTA COMPLICATO: LA TRAGEDIA DI VITE SPEZZATE

Alla resa dei conti: infanzia violata

Ultimamente un’ennesima tragedia domestica: l’episodio accaduto in un paese in provincia di Napoli in cui una bambina di soli 9 mesi è stata brutalmente uccisa dal cane di famiglia.
Stando alla versione del padre, unico genitore al momento presente in casa con la piccola, il suo pitbull avrebbe aggredito e ucciso sua figlia, mentre lui dormiva.
È avvenuto tutto nella notte di sabato 15 febbraio: la bambina e il suo papà dormivano nel letto della camera padronale e quando Vincenzo Loffredo, il nome dell’uomo, si è svegliato ha trovato sua figlia Giulia a terra in una pozza di sangue.
Le parole di Vincenzo riportate da Vanityfair:
«Mi sono svegliato di soprassalto prima di mezzanotte, non ho trovato più Giulia che dormiva nella mia sinistra del letto, ho pensato che fosse rientrata Angela (la compagna era a lavoro) e che l’avesse presa lei. Ho aperto la porta e l’ho chiamata, ma non mi ha risposto. Ho fatto il giro del letto e a terra c’era Giulia in una pozza di sangue. Nella stanza ho visto Tyson ma era lontano dal corpo». Con queste parole l’attenzione si sposta sul cane, indicato come responsabile dell’aggressione alla piccola.
In un’intervista su Pomeriggio Cinque parla il veterinario del cane e afferma però che il pitbull non sia un cane che aggredisce a freddo e che da una prima analisi effettuata sull’animale non sono state trovate tracce di sangue. Il padre della bambina, sottoposto ad analisi, da quanto riportato su IL MATTINO ” è risultato negativo a cocaina e oppiacei ma positivo all’hashish”.
Gli accertamenti fanno sì che Vincenzo venga indagato a piede libero per omicidio colposo e restano forti dubbi sulle responsabilità della morte della piccola Giulia.
L’episodio fa pensare alle troppe tragedie che succedono frequentemente in contesti familiari e che troppo spesso riguardano bambini. Come nel caso della ragazza 21enne che ha partorito, e successivamente, forse ucciso, ma sicuramente sepolto i suoi due figli appena nati, a poco più di un anno di distanza l’uno dall’altro.
Queste tragedie ci ricordano quanto sia fragile la vita e quanto sia importante la responsabilità che deve sapersi assumere un genitore. Non basta mettere al mondo un figlio né tantomeno “dimenticarsi” che la vita è sacra: bisogna proteggere e garantire ai propri nati di vivere in un ambiente sicuro.
Paternità e maternità non sono solo parole; essere genitore significa offrirsi, accogliere un’altra vita con amore incondizionato e prendersene cura con dedizione. Entrambi i ruoli genitoriali sono l’insieme di sacrifici e gioie, di paure e speranze di un futuro che possa soddisfare sempre in modo migliore la vita dei propri figli. Paternità e maternità, riflesso di sé e consapevolezza del figlio come altro da sé, sono il dono di amare senza limiti e condizioni e di esserci sempre per lui, comunque vada.

Alessia Pompilio

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