“La Passijone”. I Cantori di Chieti protagonisti della Settimana Santa con la riproposizione di canti popolari della più autentica tradizione abruzzese. Iniziativa tanto originale quanto interessante quella del

professor Mario Canci, musicista, compositore e ricercatore. Il programma comprende una serie di recital in chiese teatine secondo questo calendario:
Martedì 12 Madonna delle Grazie ore 21. Mercoledì 13: Madonna della Vittoria ore 19; San Donato ore 20; Santa Maria del Buonconsiglio ore 21. Giovedì 14: Santa Maria Calvona ore 18.30; Santa Barbara ore 19.30.
Ci si chiede, prima di tutto, il perché di questa apparentemente atipica scelta, quella cioè di organizzare i vari concerti in chiese che sorgono in contesti lontani dal centro, in zone della campagna teatina. “Si tratta di antichi canti della devozione popolare ma non di carattere prettamente liturgico – precisa il professor Canci – e perciò in passato non venivano eseguiti all’interno delle chiese per volontà dell’autorità ecclesiastica. Sono brani molto suggestivi, che hanno la loro ragion d’essere in ambienti rurali per essi più naturali visto che lì sono nati, da qui la volontà di proporli in chiese situate in periferia. Tempo fa un’esibizione di diversi gruppi è stata portata nella Cattedrale di San Giustino. Bene, a mio parere i grandi edifici di culto sono assolutamente non idonei ad accogliere tali esecuzioni. Come detto sono canti di origine remota, legati alle prime sacre rappresentazioni, che hanno messo radici soprattutto nelle regioni del centro Italia: Umbria, Marche e Abruzzo.

Alcuni risalgono ad epoca medievale, altri sono più recenti. Io stesso ho scritto un brano sulla base di un testo del ‘500, tradotto in dialetto da Mario D’Alessandro. Perciò si ascolteranno pezzi che sono un mix di italiano e del nostro dialetto”.
La Compagnia dei Cantori di Chieti, creata nell’Ottocento dalla teatina famiglia Pasqualone, è composta da una ventina di elementi accompagnati dal suono di due fisarmoniche e da un flauto. Gruppo totalmente maschile “perché le donne, se fossero uscite di sera, quando i canti venivano eseguiti, avrebbero visto compromessa la loro reputazione…”.

A proposito della famiglia Pasqualone, il programma vuole essere un omaggio ad Arturo Pasqualone (1922/2022) nel Centenario della nascita. Il padre di Arturo già si esibiva nell’esecuzione di questi canti e la tradizione di famiglia oggi è tenuta in vita dal nipote di Arturo, il maestro Fabio D’Orazio, musicista e direttore del coro.
Un’ultima curiosità. La locandina della rassegna raffigura una creazione in maiolica di un maestro ceramista di Castelli.