Il Gonzaga in pillole:”Barbie o Ken? O, per meglio dire, Barbie e Ken!”, di Chiara Bascelli

Poco più di qualche settimana fa, si tenevano i Golden Globes, che per chi non sapesse cosa sono, si tratta di un importante premio statunitense che va a premiare la migliore filmografia di vario genere e categoria.
Quest’anno, tra i tanti film nominati c’erano i grandi successi del 2023: Oppenheimer e Barbie. Film che sono uno l’opposto del l’altro, tant’è che la scorsa estate soprattutto negli Stati Uniti la gente aveva dato inizio ad una challenge (sfida) che consisteva nell’andare nella stessa giornata a vedere prima Oppenheimer, vestendosi di colore scuro per essere a tema e poi Barbie, vestendosi con abiti o accessori rosa, che ricordassero appunto la bambola. Nella percezione del pubblico, proprio questo andava a sottolineare la diversità tra i due film, che trattavano temi completamente differenti: rispettivamente il processo di realizzazione della prima bomba atomica e la condizione della donna nella società contemporanea.
I due film vengono continuamente comparati e a perdere è il film su Barbie che affronta il tema della donna attraverso la rappresentazione della storica bambola, protagonista dell’infanzia di milioni di bambine.
Questa comparazione avvenuta pure ai Golden Globes da parte di Jo Koy, comico e attore statunitense, ha sollevato disappunto e rabbia tra le persone presenti alla premiazione, ma soprattutto tra l’opinione pubblica, in particolare tra le donne per la battuta sessista del comico: “Oppenheimer is based on a 721-page Pulitzer Prize-winning book about the Manhattan Project, and Barbie is on a plastic doll with big boobies”, che tradotta letteralmente sarebbe “Oppenheimer è basato su un libro di 721 pagine, vincitore del Premio Pulitzer e del progetto Manhattan, e Barbie è una bambola di plastica con grandi tette”. Ciò ha lasciato intendere, cosa grave perché da parte di un addetto ai lavori, una sottovalutazione oltre che del film e di chi lo ha prodotto, anche del significato che c’è dietro al film, che, infatti, pone al centro della storia la donna, mostrando come viene trattata in una società che ruota intorno all’uomo.
Lo si può benissimo vedere nella scena, in cui Barbie arriva nel mondo reale e si sente subito guardata come se fosse un oggetto da bella mostra anziché una persona. Al contrario Ken, che l’accompagna, si sente anch’esso osservato ma non giudicato per l’esteriorità prorompente. Per questo, mentre Barbie continua a sentirsi inadeguata, Ken percepisce di esser apprezzato. Una replica in film della cultura del patriarcato presente nella società. Cosicché, per analogia a quanto succede nel mondo reale, dal ruolo che i personaggi svolgevano all’interno di Barbieland si passa a quello che ora svolgono in Kendaland; nel primo le donne erano al centro della società e si respirava un clima di tolleranza e sorellanza, gli uomini, invece, erano lì ma in secondo piano e venivano non troppo considerati e lasciati fare ciò che volevano, perché poco importante; nel secondo gli uomini sono posti al centro mentre le donne sono chiamate a servirli, trattate non come esseri umani, ma come oggetti di abbellimento dell’universo maschie.
Questo film, una denuncia contro il patriarcato, ha suscitato, al momento dell’uscita, commenti discriminatori da parte di uomini perché, a loro giudizio, suggerirebbe di porsi “contro il genere maschile”; essi si sono sentiti minacciati da una bambola perché rappresenta per l’uomo il nemico, mentre è esattamente il contrario: nella nostra società le donne sono trattate, nella maggior parte dei casi, come le Barbie in Kendaland: oggetti.
Commenti come quello dei Golden Globes, sono stati tanti, tutti provenienti da uomini che non hanno riconosciuto il vero messaggio che il film voleva trasmettere, perché non è vero che gli uomini sono il nemico, anche loro sono in un certo senso controllati dal patriarcato che, seppur determinato da loro, non lascia a nessuno, nemmeno agli uomini, la possibilità di essere se stessi e di affidarsi al semplice esser umani. Il patriarcato, infatti, colpisce non solo le donne, seppur maggiormente, ma anche gli uomini a cui è imposto di essere sempre virili, di non piangere, perché cosa da deboli o di non fare cose che fanno le donne, perché altrimenti etichettai come gay o effeminati. Questo sistema radicato nella nostra società ci rende tutti vittime e il film Barbie dà perfettamente l’idea di questo.

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