Attraverso l’espressione “un giorno in cui le cappe s’inchinavano ai farsetti”, metonimia che sta ad intendere nell’ordine le due categorie sociali di nobili e popolani, Manzoni, nella consapevolezza di evidenti divari sociali, compendia nell’episodio dell’assalto ai forni del suo romanzo, in modo conciso ma efficace, il temporaneo apparente “buon” esito delle rivolte del popolino milanese, determinate dal rincaro del prezzo del pane. Il quadro è contrassegnato dalla disperazione della popolazione allo stremo e, al contrario, dalla situazione di agio dei ceti dominanti. È il momento in cui la folla, in rivolta, rivendica il diritto al poco che le viene negato, al pane che c’è, ma che non è nella sua disponibilità.
La narrazione della rivolta offre lo spunto ad una interpretazione che trascende il momento specifico a cui essa si riferisce. Non si tratta unicamente di un fatto collocato lì, nella società seicentesca: la sua motivazione, il bisogno, appartiene al prima, al durante e al dopo, perché il bisogno da sempre dà luogo a manifestazioni di protesta, spesse volte difficilmente controllabili, perché animate dalla disperazione.
Anche oggi abbiamo i nostri farsetti: sono gli agricoltori che alla guida dei loro trattori stanno manifestando contro le nuove politiche agricole europee, in particolare contro il Green Deal, che introduce misure volte a rendere il settore agricolo più sostenibile. Ma, questa politica se da una parte dà, dall’altra toglie. Contempla infatti da un lato obblighi come la rotazione delle colture, la riduzione dell’uso di sostanze chimiche per far crescere le piante; dall’altro la destinazione del 4% dei terreni disponibili a zone incolte, per favorire la varietà di vita vegetale ed animale. Questo preoccupa gli agricoltori in tutta Europa che temono che tali provvedimenti possano rendere il settore meno competitivo, soprattutto per il fatto che si vanno a sommare, in questo particolare delicato momento dell’economia, all’incremento dei costi delle materie prime e del gasolio agricolo, ai bassi salari, alla concorrenza sleale dei prodotti internazionali, al cibo sintetico e altro ancora. La Commissione europea ha proposto di estendere fino al 2025 il commercio senza dazi doganali con Ucraina e questo influisce sull’importazione di cereali ed altri prodotti alimentari a prezzi più convenienti. Gli agricoltori lamentano il fatto che produrre in Ucraina costi meno della metà rispetto al resto d’Europa, anche per le maggiori dimensioni delle aziende agricole ucraine. E ancora protestano per la disparità tra i prezzi di vendita ai distributori e quelli praticati in negozio.
La protesta dei trattori che in questi giorni dilaga nell’Europa delle “cappe”, come da ultimo in Belgio, è l’evidenza di un comune denominatore di eventi distinti ma ricorrenti nel tempo e nello spazio: la ricerca di giustizia ed equità. La stessa ricerca alla base della narrazione manzoniana. La storia è fatta di epoche caratterizzate da sfide complesse e tensioni sociali sempre presenti. Quelle raccontate dalle letterature sono lo specchio di quelle che si verificano nel mondo reale.
Manzoni invita ad una riflessione sulle condizioni attuali della società sull’urgente necessità di promuovere un dialogo costruttivo ed inclusivo che dalle parole sappia passare ai fatti.
Solo attraverso un impegno condiviso verso la giustizia e l’uguaglianza possiamo sperare di superare le divisioni e costruire un futuro più equo e prospero per tutti, tanto da poter dire; niente più “cappe” niente più “farsetti”, solo persone.