Prosegue la stagione concertistica del Teatro Marrucino di Chieti, con l’eccezionale presenza, domenica 26 ottobre, sul celebre palco teatino del Coro Schola Cantorum “Settimio Zimarino” di Chieti che, insieme all’Orchestra d’Archi “Ensemble Armonie” e sotto la direzione del M° Gabriele Di Iorio, ha condotto gli spettatori in un viaggio spirituale elegante e raffinato, simboleggiando il lato più sacro della città di Chieti, che del coro “Zimarino” ha fatto una vera e propria istituzione. Notorietà ed importanza ben meritate se pensiamo alla lunga storia della formazione che, nata nel 1963 per iniziativa di Don Donato Martorella come coro della Cattedrale di Chieti, vanta esecuzioni nazionali ed internazionali, e collaborazioni d’eccezione come quelle con il M° Riccardo Chailly e con l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese, continuando a dominare la scena musicale teatina grazie anche alla guida soave, delicata ma anche appassionata del noto musicista e direttore M° Gabriele Di Iorio, che in particolare domenica sera ne ha valorizzato le ottime capacità tecniche ed interpretative, fondendone la purezza polifonica con la ricchezza timbrica dell’“Ensemble Armonie”, in un tripudio di eleganza e soavità.
Un’“atmosfera magica”, come l’ha definita lo stesso Giuliano Mazzoccante, Direttore Artistico del Teatro Marrucino, ha fatto da sfondo ad un concerto in cui spiritualità e sacralità si sono aperte alla contemporaneità, nel giusto valore al repertorio tradizionale, partendo dall’esecuzione del Brandenburg concerto n° 5 in D major BWV 1050 (Allegro, Adagio, Allegro) di Johann Sebastian Bach, parte dei Six concerts avec plusieurs instruments (battezzati in seguito dal biografo del compositore Concerti brandeburghesi), tra i brani più famosi ed eseguiti del celeberrimo compositore tedesco, e particolarmente noto per l’importante presenza di parti solistiche, non solo del violino ma anche del flauto traverso e del clavicembalo, fino ad allora poco valorizzati, in cui il M° Di Iorio ha svolto il duplice ruolo di direttore ed esecutore, esibendosi al flauto traverso in armonioso dialogo con la nota violinista ed appassionata camerista Dana Stancu, al continuo Federico Orlando, e soprattutto al M° Walter D’Arcangelo, nella veste di clavicembalista e tra i più noti e talentuosi organisti abruzzesi.
Il concerto è proseguito sempre con un’opera di Bach, il celeberrimo corale Jesus Bleibet meine Freude, tratto dalla Cantata BWV 147, che ha visto l’entrata in scena del coro “Zimarino”, con l’accompagnamento all’organo del M° D’Arcangelo, in tutta la sua solennità ed unione corale, passando ad un’opera rinascimentale, il Super flumina Babylonis (“Super flumina Babilonis”, “Illic sedimus, et flevimus”, “Dum recordaremur tui, Sion”, “In salicibus in medio ejus”, “Suspendimus organa nostra”) di Giovanni Pierluigi da Palestrina, autore particolarmente amato dal coro, che l’anno scorso ne ha celebrato i 500 anni dalla nascita, e il cui brano proposto, tratto dal salmo 42 e che narra la deportazione del popolo d’Israele in Mesopotamia, è notoriamente considerato uno dei momenti più alti della sua storia compositiva polifonica, per la singolare capacità di Palestrina di rendere la sua arte compositiva a servizio della parola e di ciò che essa vuole esprimere, in linea con la sua riconosciuta attenzione all’importanza del testo religioso ed a una musica piena di grazia e solennità.
Un cammino che, pur riproponendo brani capisaldi del repertorio sacro tradizionale, ha anche evidenziato la bellezza della musica spirituale contemporanea grazie alla Pavane op. 50 di Gabriel Fauré, tra le opere più famose del brillante compositore francese, la cui versione corale, eseguita insieme all’orchestra e portatrice di un linguaggio dolce e soave, nell’apertura alla modernità (non a caso coinvolgendo alcuni tra i più noti compositori francesi e non solo, tra cui Debussy, Ravel, ma anche Casella), ha commosso un pubblico teatino, la cui natura fortemente sensibile all’elemento sacro è stata quasi “trasportata” in un contesto non più teatrale ma quasi soprannaturale, grazie anche al lodevole lavoro acustico di Giampiero Di Leonardo, che, ringraziato pubblicamente dallo stesso Mazzoccante, ha donato un tocco particolarmente religioso e solenne all’esibizione.
Infine, il Cantique de Jean Racine, op. 11 per coro e organo, sempre di Gabriel Fauré, tratto dalla traduzione francese realizzata da Jean Racine dell’inno latino Concors paterni luminis, attribuito a Sant’Ambrogio, e contraddistinto da una serena e luminosa spiritualità, e soprattutto i brani The Spheres e Sunrise, parte della Sunrise Mass di Ola Gjeilo, compositore norvegese naturalizzato statunitense dei giorni nostri, particolarmente apprezzato dal coro “Zimarino” e dall’Ensemble Armonie essendone stati anche tra i primi in Italia ad eseguire l’opera del giovanissimo compositore, in un viaggio spirituale in cui la bellezza dell’Infinito nel The Spheres, simboleggiata sia da elementi più “terreni” quali sfere celesti, stelle e pianeti, sia dalla grandezza del perdono di Dio, richiesto con il Kyrie eleison in un clima sommesso e soprannaturale, si unisce alla nascita del nuovo giorno in Sunrise, in cui la notte lascia il posto all’alba e alla luce, con il Gloria che canta la grandezza di Dio e l’annuncio di un nuovo giorno e un nuovo tempo di pace e gioia, nonostante l’Amen finale ricordi l’indubbia bellezza della notte nella sua pace e bellezza che simboleggiano anch’esse la divinità e il ciclo della vita proprio di ogni essere umano.
Indubbie la commozione e l’ovazione finale del pubblico al termine del concerto, la cui partecipazione è stata ulteriormente gratificata dall’esecuzione del The Ground di Gjeilo, e del vero bis della serata, la doppia esecuzione del Sunrise del compositore norvegese, simbolo della stima e dell’ammirazione dell’ensemble e del Maestro Di Iorio, e soprattutto del desiderio di porre in luce la ricchezza e bellezza del repertorio contemporaneo, nello guardo al futuro del Teatro Marrucino e della città di Chieti, ma anche nell’amore per la tradizione e nel rispetto per le eccellenze teatine ed abruzzesi.
															
								
        