In classe è stato letto il mito di Eco e Narciso, nella narrazione della storia d’amore maledetta di Ovidio ne Le Metamorfosi.
Il mito di Eco e Narciso, è una delle storie più affascinanti e complesse della mitologia greca. Racconta l’amore tragico tra Eco, una ninfa condannata a ripetere solo le ultime parole degli altri, e Narciso, un giovane estremamente bello che si innamora della propria immagine riflessa nell’acqua. Questo mito può sembrare semplicemente una poetica storia d’amore conclusa in tragedia, ma può essere anche occasione di riflessione su diversi temi: l’identità, l’autosufficienza, l’amore non corrisposto, il desiderio di fusione con l’altro.
Eco è condannata a non poter esprimere i propri sentimenti in modo completo e di senso: la sua capacità di parlare è limitata dalla maledizione che le impedisce di avere il pieno possesso della parola. In questo senso, Eco incarna l’idea di un amore non corrisposto e soffocato dall’impossibilità di comunicare. Il suo amore per Narciso è un amore che non può essere compreso né ricambiato, proprio perché non può esprimere pienamente sé stessa. La sua sofferenza è quella di chi ama intensamente, ma è destinato a rimanere nel silenzio, nel riflesso della parola che non può essere personale.
Narciso, al contrario, rappresenta l’egocentrismo, l’incapacità di vedere oltre sé stesso. Quando si innamora della propria immagine riflessa, l’oggetto del suo desiderio diventa il miraggio della sua stessa perfezione, il suo io idealizzato. In questo, Narciso è un simbolo della nostra tendenza a concentrarci troppo su noi stessi, a perderci nel riflesso della propria bellezza, incapaci di entrare in relazione autentica con l’altro. Il suo amore per la propria immagine è il paradosso di un amore che non può mai essere soddisfatto, perché la realizzazione del desiderio sarebbe l’annientamento di sé stesso.
La condanna di Eco a ripetere solo le parole degli altri sembra rispecchiare, in qualche modo, l’impossibilità di Narciso di “sentire” l’altro al di là della propria immagine. Eco è destinata a riflettere, senza mai poter agire come un soggetto indipendente. L’amore di Eco per Narciso è, in questo senso, una forma di “ecofonia” emotiva: una continua ripetizione del desiderio che non può essere colmato. Allo stesso tempo, è anche un’immagine della dipendenza affettiva che può derivare da un amore unilaterale: Eco non può che esistere come eco del desiderio altrui, senza mai diventare protagonista della sua stessa vita.
La dissoluzione di Eco, che diventa solo una voce senza corpo, e la trasformazione di Narciso in un fiore che si specchia nell’acqua mettono in luce la natura effimera e dolorosa dell’amore non corrisposto e dell’amore verso sé stessi. Eco scompare nel silenzio, mentre Narciso, incapace di accogliere l’amore che gli viene offerto, svanisce nell’infelicità di un desiderio che non potrà mai appagare.
Questo mito ci invita a riflettere su quanto l’amore debba essere al contrario un atto di ascolto, di comunicazione e di apertura verso l’altro. Eco e Narciso non possono superare le barriere che li separano: Eco è una voce senza corpo, Narciso è un’immagine senza carne, l’amore non è incontro.
Il mito di Eco e Narciso parla della solitudine che deriva dall’incapacità di comunicare e di vedere l’altro, della violenza dell’autosufficienza e dell’egoismo, ma anche della potenza di un amore che, pur se non ricambiato, lascia una traccia indelebile nel cuore dell’amante. Il mito ci avverte del pericolo di perdersi nell’illusione del riflesso di noi stessi o di noi nell’altro: solo proiezioni e assenza di dimensioni emotive e spirituali.
Laura Marini

