Criticità e negligenze in sala operatoria: 85enne muore dopo un intervento al ginocchio, la famiglia ottiene il risarcimento

LANCIANO. Era partito da Lanciano verso l’ospedale Careggi di Firenze con una valigia leggera e l’aspettativa di un intervento semplice e rapido al ginocchio, destinato a risolvere un fastidioso problema che da tempo comprometteva i suoi movimenti. Ma A.M., 85 anni, non ha mai fatto ritorno a casa: dopo quasi un mese di ricovero, due operazioni e un progressivo peggioramento clinico, è morto il 21 febbraio.

La famiglia, ancora scossa, definisce «assurdo» un decesso avvenuto al termine di un intervento che doveva richiedere un ricovero breve e che, secondo loro, non sarebbe stato nemmeno indispensabile. Le figlie hanno chiesto subito la cartella clinica per chiarire quanto accaduto e da lì è partito il ricorso contro l’Azienda ospedaliero-universitaria Careggi, seguito dall’avvocata Daniela Giancristofaro. La vicenda si è conclusa con un accordo: riconosciute alcune criticità nell’iter clinico e stabilito un risarcimento di circa 250 mila euro per moglie e figlie dell’85enne.

A.M. aveva inizialmente espresso perplessità sull’intervento di rimozione della cisti di Baker, ma dopo mesi di terapie inefficaci e su sollecitazione dell’ortopedico aveva accettato di entrare in lista d’attesa. Il 29 gennaio 2024 è stato ricoverato al Careggi e operato in serata. L’intervento, previsto come rapido, si è prolungato per cinque ore. Nelle ore successive sono comparsi segnali di una grave complicanza: un’emorragia importante, febbre alta, dolore esteso, gonfiore e colorazione anomala dell’arto. Sono state necessarie trasfusioni continue. Il 5 febbraio l’uomo è stato sottoposto a una seconda operazione per fermare l’emorragia, un intervento che, secondo quanto emerso successivamente, sarebbe dovuto avvenire entro 36 ore dall’insorgenza del problema. Trasferito in terapia sub-intensiva, il quadro clinico è rimasto critico fino al decesso del 21 febbraio.

La famiglia ha vissuto un ulteriore momento di smarrimento quando ha trovato l’anziano già predisposto per la cremazione, pratica che non aveva richiesto. La successiva analisi dei documenti clinici ha evidenziato una serie di complicanze insorte nel corso del ricovero.

La consulenza tecnica di parte, affidata al dottor Viscardo Murri, ha rilevato «gravi negligenze e imprudenze» nell’esecuzione dell’intervento, con la lesione di due arterie e la formazione di un esteso ematoma, oltre a carenze nella gestione post-operatoria e omissioni rispetto alle linee guida, elementi che avrebbero avuto un ruolo determinante nell’esito finale.

La conciliazione ottenuta in tribunale riconosce la presenza di problemi nella gestione sanitaria del caso. Per la famiglia, però, il risarcimento rappresenta solo un riscontro formale: il dolore per la perdita dell’anziano resta immutato.

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