CHIETI – Il capo ultrà del Chieti Calcio, Francesco Salvatore, è stato condannato a un anno di reclusione per violenza privata nei confronti dell’ex presidente neroverde, Filippo Di Giovanni. La sentenza è stata emessa ieri sera dal giudice Luca De Ninis, che ha riconosciuto la fondatezza delle accuse basate su minacce e intimidazioni subite dall’ex dirigente sportivo tra gennaio e luglio 2019.
Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Digos di Chieti, coordinate dal pm Giancarlo Ciani, Di Giovanni – all’epoca anche segretario cittadino del Partito Democratico – sarebbe stato oggetto di pressioni per lasciare la guida della società, proprio dopo aver ottenuto la promozione del club in Serie D. Le intimidazioni avrebbero incluso messaggi minacciosi, uno striscione esposto davanti alla sede del Pd e un episodio particolarmente teso avvenuto in un bar cittadino, durante un incontro con Salvatore e altri tre uomini. In quell’occasione, Di Giovanni sarebbe stato accerchiato, minacciato verbalmente e costretto con la forza a non lasciare il locale. Il giudice ha ritenuto provato l’uso di minacce e atteggiamenti intimidatori per costringerlo ad abbandonare la presidenza.
La difesa di Salvatore, rappresentata dall’avvocato Guido Colaiacovo, aveva chiesto l’assoluzione, sostenendo l’insufficienza delle prove. Tuttavia, oltre alla pena detentiva, Salvatore – leader del gruppo ultrà “Ottantanove Mai Domi” – dovrà risarcire Di Giovanni con 4.000 euro.
Soddisfazione è stata espressa dalla parte civile, rappresentata dall’avvocato Nicola Apollonio, che ha sottolineato come la sentenza confermi l’inammissibilità di pressioni da parte di gruppi ultrà sulle scelte imprenditoriali nel mondo dello sport.
