CERVIPHONE: COSI’ HO CONIATO IL DISTURBO POSTURALE DEL NUOVO MILLENNIO

Con la personale rubrica di STRONARIEDUCA voglio approfondire un fenomeno di tecnologia e di disturbo somatico che attanaglia giovanissimi, adulti e anche terza età.
Oltre a questo neologismo con il quale ho intitolato l’articolo del mese di aprile ho coniato anche il termine “disturbo tecnosomatico”, un termine che racchiude de facto il bilancio causa-effetto, eziologia e fisiopatologia, struttura e funzione.
Nel campo della posturologia clinica vertebrale vi è il perfetto binomio tra clinica e diagnosi, una scienza che pone le basi su questi due aspetti fondamentali dello studio medico nelle patologie/disfunzioni muscolo-scheletriche.

Da circa un decennio con l’esplosione degli smartphone sono altresì esplosi i “comportamenti sociali” indotti dall’utilizzo di tale tecnologia. Oltre la velocizzazione del tempo (di questo parleremo in un futuro articolo, perché ormai si scrive “mozzicato”, si legge a pezzi e si vedono video super veloci, i quali, sovente, si saltano pure, insomma viviamo in un loop continuo di rapidità temporale) gli atteggiamenti posturali sono divenuti via via sempre più scadenti e disordinati; oggi i più giovani assumono posizioni sbagliate e prolungate nel tempo di tutto il distretto cranio-cervicale, mantenendo il collo “appeso” sullo sterno, intenti a fissare il rettangolo luminoso.
In più dobbiamo aggiungerci tutte le altre posizioni da osservare, come seduti a studiare, a scrivere e/o a leggere. Così nell’adulto il quale, in modo leggermente più consapevole, riesce a gestire il tempo sul dispositivo, tuttavia subisce le medesime conseguenze, con l’aggiunta del lavoro, del tempo al computer e della posizione deleteria della macchina.
L’uso prolungato e mal gestito dello smartphone da parte dei ragazzi più giovani sta registrando disfunzioni e disordini posturali di tutto l’assetto cranio-cervico-scapolare. Vi è uno “scivolamento” del collo in avanti rispetto alla linea delle spalle, spesso con dolenzie dei muscoli e delle fasce, conferendo il tipico quadro di cervicalgia, ossia dolore cervicale. In alcuni casi si registrano, anche nei soggetti più adulti, dolori di spalle e della mano (lo scrollare digitale che la mano esegue ormai in un numero infinitesimale di volte, genera infiamazioni delle pulegge dei tendini delle mani e, in altri casi, l’acuzia della rizoartrosi, ossia artrosi del pollice).

Per non parlare del peggioramento del quadro clinico nei soggetti adolescenti già portatori di una scoliosi alta cervico-dorsale, acuendo la problematica a livello dell’ultima vertebra cervicale, la C7. Possono svilupparsi di conseguenza al dolore di collo conferito dalle tipiche contratture, anche cefalee occipitali e frontali, frutto del connubio disfunzionale muscolo-scheletrico.

Per l’appunto Cervi=cervicale e phone=telefono, la CERVIPHONE posture racchiude un quadro non solo clinico ma abbraccia un sfera molto importante, quella sociale; per me il disturbo è di natura socio-anatomica.
Tali atteggiamenti devono essere dunque prevenuti attraverso un’informazione ben precisa da parte genitoriale, da parte della scuola (nei casi degli studenti) e degli organi competenti (posti di lavoro, operatori sanitari, medici di base e pediatri) poiché l’instaurarsi sin dalla giovane età di nuove deviazioni vertebrali non solo possono portare a conseguenze spiacevoli morfo-funzionali bensì ad alterazioni perenni della postura umana, risultato di una società che muta, come detto, troppo rapidamente.
Con il presente articolo ho voluto alzare una mano in segno di sensibilizzazione dell’informazione e della formazione su tali problematiche, un “labor limae” della situazione, ovvero aumentare la presa di coscienza sull’utilizzo e sulla gestione del dispositivo tecnologico (cellulare, tablet, PC, console videogiochi) non solo per evitare danni sul nostro corpo ma anche per prevenire, giorno dopo giorno, una società che deambulerà costantemente a testa china in avanti, con o senza smartphone. Una società, secondo il mio linguaggio, troppo tecnosomatica.

Leggiamo tale articolo, giriamolo ai più giovani, figli, parenti, amici e poniamo attenzione alle posture subdole e infime che si celano dietro posizioni prolungate che non abbiamo nemmeno idea che stiamo assumendo. È quando ci rendiamo conto, è passato già troppo tempo.
Al prossimo articolo caratteristico e interessante.

Dr MARCO STRONA

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