Quanto forti siano gli effetti di questa ondata pandemica, non è difficile nasconderli. Di recente, di passaggio dinanzi al Teatro Maria Caniglia, notavo i bordi manifesti di qualche sporadico evento realizzato nella nobile e sontuosa struttura artistica della mia città. Lavorando in questo settoreormai da diverso tempo ho purtroppo toccato con mano, quanto il Covid abbia influito negativamente nel settore culturale nostrano. Ne parlavo di recente con i responsabili di piccole compagnie teatrali, i quali lamentavano la totale assenza delle Istituzioni a tale riguardo. Con tutti i danni correlati da questa situazione. L’Abruzzo è stata sempre terra di Teatro e ultimamente di cinema di qualità. Molte Case di Produzione sono arrivate in questa Regione approfittando delle location naturali e incomparabili che ella offre. Per chi vi opera diventa sconcertante il malessereche si avverte tra gli operatori del settore. Senza dimenticare i grandi nomi che hanno calcato le scene dei più grandi Teatri regionali. E la lista potrebbe essere davvero lunga e di elevato valore. Tutte queste valutazioni hanno oscurato il mio pomeriggio. Conducendomi verso le ore serali con diversi pensieri nella mente.
Approfitto delle prime ore notturne, per soffermarmi a riflettere su una realtà “particolare e delicata” che vivo in prima persona. Oltre a tanti che di questo mondo vivono. Non ho trovato le risposte che cercavo ma mi ò servito per comprendere meglio. Riflettevo sul pianeta Cinema e Teatro. Universo magico e tanto agognato oltre ad essere meta inarrivabile a molti. Lo faccio stasera per diversi motivi. Ciò che vado a descrivere è uno di questi. Nei giorni scorsi ho avuto il piacere di risentire telefonicamente un caro amico regista abbastanza noto e col quale ho intrattenuto inizialmente una piacevole conversazione sui nostri stati di salute.
Dapprima, e non si dica il contrario, i saluti e i convenevoli di rito. Poi inevitabilmente la chiacchierata è diventata un motivo di sfogo per Il mio interlocutore che non sentivo da un po’ di tempo.Lo conosco come un “lottatore” vero e proprio, uno che non si ferma davanti a nulla e che ha lavorato con grandi attori realizzando pellicole importanti. Ne ricordo la tenacia durante alcune fasi di lavorazione, dove con pochi mezzi a disposizione, ha realizzato Film(con la F maiuscola non a caso), degni di essere chiamati tali. Uno di quelli che si atteneva fedelmente alla sceneggiatura arricchendola poi con la sua immensa sensibilità artistica davanti all’obbiettivo. Un guerriero autentico e da cui ho imparato molto. Per ovvi motivi personali e discrezione, per ora non lo nomino, anche se gli ho strappato la promesso che a breve, si renderà disponibile per un intervista su questa testata.
Ad un tratto ne ho avvertito lo sconforto ed egli si è aperto comunicandomi il suo stato d’animo e le sue perplessità per il futuro di questa nobile arte. Di certo risulta indiscutibile che anche su questo settore, il Covid ha lasciato il segno profondo del suo terribile passaggio. Lo stop forzato delle produzioni e degli spettacoli ha generato disagi e problemi economici per molti che lavorano e operano in esso. Alla fine dello “sfogo” e da grande artista egli è, l’ho sentito improvvisamente riprendersi e tornare positivo. Mi parla dei suoi nuovi progetti nel cassetto, di incontri con nuove figure nel campo della recitazione. Sorride. L’ho ascolto con piacere durante questa delicata confessione. Indubbiamente un grande uomo e un grande regista. Innamorato follemente del suo mestiere difficile. Si avverte anche dalle emozioni vere che trasudano dalle sue parole. Il cinema, questa realtà magica, unica e per molti inarrivabile è anche questo. Frustrazione e amore. Contrasti terribili che solo i grandi uomini sanno e possono vivere e comprendere. Tra l’altro lui non appartiene alla categoria di quelli che si danno arie. La sua grandezza è costruita con tanta umiltà e impegno. Il primo ad arrivare sul set e l’ultimo ad andare via. Cercando di controllare ogni particolare affinchè la scena sia perfetta. Mi saluta, dice di avere un impegno ma non è vero. Forse le lacrime erano li pronte a vincere nascoste dal suo lato di finto duro.Facevo queste riflessioni sul cinema avendo davanti agli occhi, uomini come lui. Sconfitti anch’essi da un nemico invisibile chiamato virus. Che uccide le persone anche interiormente, le annienta. Ma non solo. Quante volte abbiamo sentito parlaredi “ripartenze”. Quante volte i giocolieri della politica ne hanno abusato. La realtà è assai diversa. E solochi è in prima linea puòtoccarlacon le proprie mani, saggiarne le difficoltà. Il dialogo con quel regista è uno dei tanti che di recente ho ascoltato. La Cultura in generale sta vivendo un momento di crisi pesantissima e forse, grazie a persone come lui checredono nel proprio lavoro, aiutano a farne diminuire gli effetti. Il cinema è divenuta una delle vittime predestinate. In una nazione dove il Cinema ha creato figure di livello interplanetario.Si, il cinema, quel magico carrozzone multicolore è anche questo. Dolore e sofferenza. Come il Teatro dove le Compagnie stanno trovando difficoltà inenarrabili pur di portare uno spettacolo in scena. Ma chi lo vive, non può farne a meno di starne lontano. Anche se, nascosto dietro un telefono si vergogna di piangere.Lo conosco bene quel regista come tanti altri come lui e sono sicuro che durante le notti insonni, starà scrivendo qualcosa. Ne sono certo. Creano, sopravvivono all’angoscia del momento.
La cultura dello spettacolo è anche questo, in fondo. Una chiacchierata al telefono con una persona speciale, in una fredda sera di marzo. Nel periodo del Covid. E forse proprio questa è l’amara riflessione che mi lascia senza risposte…