La nascita della Chirurgia: Ambroise Paré, da un mestiere a una scienza

L’etimologia ci riporta a questa definizione: “cheiros” ossia mano, “ergon” che significa lavoro, pertanto l’arte di manovrare, modificare e aggiustare una o più parti del corpo, con finalità terapeutiche, diagnostiche e preventive.
La nascita della Chirurgia moderna fu ad opera del medico francese Ambroise Paré, 1510 – 1590, medico chirurgo alla Corte del Re di Francia Enrico II e Caterina de’Medici e dei loro quattro figli.
Paré era figlio di un abile barbiere di Laval, cittadella dei Paesi della Loira, oltre ad essere anche un esperto conciatore di cesti in vimini.
La madre, invece, non aveva un’arte o un mestiere molto nobile;era una nota prostituta del villaggio.
Ambroise Paré si trasferì a Parigi nel 1533 per imparare il mestiere di chirurgo-barbiere; e si, proprio così, in quegli anni, la chirurgia come la intendiamo oggi non esisteva, bensì era un mestiere praticato da chi già, con l arte del cheiros, ossia della manualità, adoperava per mestiere forbici, coltello e rasoi.
Dunque il barbiere era un ottimo “chirurgo delle ferite e delle suture” ossia era abile nel lavorare con forbici, bisturi e filo. Numerose erano le attività di microchirugia nelle botteghe dei Tonsori, ossia ferite da suturare, infezioni, salassi e piccole estrazioni.
Entrò così nell’hotel Dièu di Parigi nel 1534 e assisteva a pseudointerventi di chirurgia effettuati nei corridoi (non vi erano ancora sale chirurgiche attrezzate a dovere) con scarissime disposizioni igieniche e con ovvia mortalità elevata (non vi erano ancora sterilizzazione, procedure antisepsi, anestesia e prevenzione dei luoghi di intervento).
In quegli anni poi, nella città di Parigi, imperversava la peste.
Chiaro ed evidente che la chirurgia di quegli anni era considerata una “extrema ratio”, da eseguire solo e soltanto come ultima spiaggia per il malato.
Nel 1536 era già un qualificato chirurgo – barbiere, già esperto in dissezioni e esami post-mortem.
Fu medico dei soldati, di campo, indi imparó e lanció una nuova tecnica di legatura dei vasi negli arti amputati, salvando svariate vite in pericolo di exitus.
Inoltre formuló un unguento che fungesse da anestesia o, per lo meno, da forte dissuasore del dolore locale, riducendo drasticamente anche in questo caso la morte che sovraggiungeva per sepsi e dolore insopportabile.
Paré credeva in Dio, atipico per la classe medica del tempo, specie il chirurgo, tanto da sostenere una volta:
“io l’ho bendato, Dio l’ha guarito”, nonostante provenisse da una famiglia fortemente ugonotta.
Le tre principali problematiche che questa disciplina incontrava e , comunque sia incontrerà sempre, erano l’emorragia, il dolore e l’infezione.
Grazie al “padre della Chirurgia moderna” A. Paré il salto e il progresso della scienza chirurgica fu enorme.

In questo stralcio di storia della Medicina e dunque della Chirurgia, si è sottolineata l’importanza delle innovazioni di Paré.

Il chirurgo-barbiere cessó di esistere nel 1731, anno di fondazione della “Academie Royale de Chirurgie”, ideata dal chirurgo Jean Petit.
Ma i nomi furono tanti, da Andrea Vesalius “padre dell’anatomia moderna e chirurgo” a Miguel Servant per passare a Antonio Benivieni, uno dei primi italiani a effettuare lo studio ragionato su cadavere.
Perché se è vero che Ippocrate sosteneva “la guerra è la vera scuola del chirurgo” é anche vero che in chirurgia non deve esservi guerra, poiché il vero protagonista è sempre e comunque il paziente.
Al prossimo racconto dalla trama intrigante, informazioni, storia ed episodi aneddotici

*_Dr Marco Strona*_

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