Caos in Comune, l’opposizione si rivolge al Prefetto

Pompilio: “La maggioranza non ha più i numeri e ignora le regole del Consiglio”

Clima sempre più teso in Consiglio comunale. L’opposizione denuncia la perdita del numero legale da parte della maggioranza e una gestione dei lavori “senza rispetto delle regole”. A sollevare il caso è la consigliera Serena Pompilio, che insieme ai colleghi Carla Di Biase, Maurizio Stefano Costa, Mario Colantonio, Mario De Lio, Vincenzo Ginefrae Damiano Zappone ha chiesto formalmente un’udienza al Prefetto per segnalare presunte irregolarità nel funzionamento degli organi consiliari.

Secondo Pompilio, durante la conferenza dei capigruppo convocata nella mattinata di ieri non sarebbe stato inserito all’ordine del giorno il Regolamento sulle manomissioni del suolo pubblico, nonostante sia stato redatto da mesi dalla Commissione Statuto e Regolamenti. “Un regolamento – sottolinea la consigliera – forse bloccato perché disciplina in modo più vincolante la gestione dell’ufficio lavori pubblici”.

La minoranza, contrariata per l’ennesima omissione, ha abbandonato la seduta, facendo venir meno il numero legale. Nonostante ciò, sarebbero state fissate date di convocazione e programmazione dei lavori “senza previa consultazione dei gruppi consiliari”, in violazione – secondo l’opposizione – delle norme che regolano il funzionamento dell’assemblea.

Anche la commissione Bilancio è saltata per mancanza di numero legale, mentre nella commissione Contabilità, riunitasi a mezzogiorno, il regolamento non è passato poiché i voti della minoranza hanno superato quelli della maggioranza.

A queste criticità, Pompilio aggiunge altri elementi: “Accessi agli atti senza riscontro, mozioni ferme da mesi e interrogazioni discusse dopo oltre sei mesi o lasciate senza risposta. È inaccettabile – afferma – che si continui a governare senza avere i numeri e ignorando i diritti dei consiglieri”.

Ora la palla passa al Prefetto, dal quale i consiglieri di opposizione attendono di essere ricevuti per esporre le proprie rimostranze e chiedere il ripristino del corretto funzionamento democratico dell’ente.

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