A noi la parola: “io e la lettura, due anime gemelle”, di Andrea Mammarella

Come tutti i ragazzi della mia età, ho molti amici: fin qui tutto normale. Però, la mia migliore amica non è una persona, ma qualcosa che per me è importante come se lo fosse: la lettura. Per concretizzare, potrei anche dire che i miei migliori amici sono i libri: che siano racconti, romanzi o un intero poema, li adoro lo stesso. A me importa soltanto che la storia mi trasmetta emozioni e mi faccia volare sulle ali della fantasia.
Ma com’è nata questa amicizia?
Già alla scuola dell’infanzia capii di amare i libri. Infatti, anche se ero ancora analfabeta, nel tempo libero sfogliavo i libri illustrati dell’aula e mi piacevano molto quei libricini in cui se premevi un pulsante sentivi il verso di un animale. Queste cose le avevo anche a casa e per questo mi divertii con loro sempre più spesso. L’abitudine di sfogliare libri diventò sempre più ripetitiva e, quando a scuola gli altri dormivano sulle brandine, io me ne stavo lì a sentire i versi degli animali. Non so perché i libri mi piacessero nonostante non avessi ancora le competenze per leggere. Comunque, da quel momento, a casa si iniziarono ad accumulare tantissimi libri illustrati.
Quando iniziai la prima elementare, imparai molto rapidamente a leggere e scrivere. Così, ricevetti in regalo da un’amica di mia madre il mio primo libro da leggere. Non ricordo quale fosse il titolo, ma credo fosse un’interiezione. Nella storia, scritta in stampatello maiuscolo, c’era una bambina che aveva visto con il suo papà un film spaventoso e, quando era arrivata l’ora di dormire, non c’era riuscita ed era andata nel letto dei genitori. Non credo che il racconto avesse una morale, però mi aveva subito appassionato. Questa è la vera nascita della mia passione per la lettura. Dopo questo libricino, mi regalarono un fumetto di Zio Paperone intitolato “Zio Paperone e le sette sabbie di Cibola”, che mi piacque moltissimo e di cui ancora oggi ricordo la storia per filo e per segno, avendola letta tantissime volte. Succedettero a questi racconti storie di ogni tipo. E già da allora la mia famiglia capì che adoravo i libri.
Negli anni seguenti iniziai abbastanza velocemente a leggere anche romanzi e saghe complesse. I libri migliori che lessi furono le saghe di “Harry Potter”, “Il signore degli anelli” e una poco conosciuta chiamata “Ulysses Moore”.
“Harry Potter” mi piacque da subito: il modo semplice di scrivere di J. K. Rowling, la storia avvincente per qualunque fascia d’età, i personaggi indimenticabili e molti altri fattori mi fecero appassionare a questa saga in modo ineguagliabile. La storia parla di Harry Potter, un ragazzo a cui viene rivelato di essere un mago e che inizia gli studi alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, accompagnato dai suoi amici Ron e Hermione e dal saggio preside Albus Silente. Quando l’oscurità prende il sopravvento nel mondo magico, Harry e i suoi fedeli alleati devono sconfiggere il mago oscuro Lord Voldemort per riportare la pace. Questa raccolta di sette libri lascia un segno indelebile nel lettore, e quando la finisci, vorresti subito ricominciarla per rivivere l’avventura di personaggi che ti hanno fatto compagnia per anni.
“Il signore degli anelli” mi piacque in modo diverso rispetto a “Harry Potter”: innanzitutto, il modo di scrivere di Tolkien (secondo me uno degli autori migliori al mondo) è totalmente diverso da quello della Rowling, poiché usa termini molto più complessi e meno conosciuti, che rendono la storia un po’ “antica” e ancora più piacevole. La saga è ambientata nella Terra di Mezzo, dove vivono creature magiche come elfi, maghi, hobbit e tante altre. Insieme, questi esseri fantastici devono riportare la pace distruggendo un oggetto di magia oscura, l’anello di Sauron.
La saga che ho conosciuto più recentemente è invece quella di “Ulysses Moore”, scritta da Pierdomenico Baccalario. La storia è ambientata in Cornovaglia, nel villaggio di Kilmore Cove. Lì abitano Jason e Julia che, insieme all’amico Rick, scoprono una porta segreta nascosta nella villa del misterioso Ulysses Moore. Il problema è che la porta non si riesce ad aprire in nessun modo e, quando ci saranno riusciti, scopriranno che conduce in qualsiasi luogo immaginario si voglia visitare. La storia si snoda in ben diciotto libri, uno migliore dell’altro, ma, pur essendo così lunga, non è affatto noiosa e stancante: ogni libro spinge il lettore a comprarne un altro, attratto dal miscuglio di mistero, fantasia e avventura: è a parer mio una delle migliori saghe che abbia mai letto.
I libri mi aiutarono e mi aiutano tuttora a rilassarmi e trascorrere le giornate in modo piacevole: anche se c’è il sole e si potrebbe uscire, io preferisco la loro compagnia. Inoltre, grazie ai libri, scopro tantissime parole nuove (ad esempio “mezzanino”, “abbaino”, “rubicondo”…), che mi aiutano ad esprimermi meglio, a scrivere testi sempre più completi lessicalmente, ma non solo: è molto bello, almeno per me, conoscere parole che pochi sanno e poterle sfruttare per evitare le ripetizioni o anche solo per donare vivacità. Io penso che la lettura serva a tutti e che, anche se non piace, bisogna praticarla ogni tanto. Per questo rimarrà per sempre la mia migliore amica e la ringrazio sempre e per sempre.

Andrea Mammarella, classe 1^A, Scuola secondaria di primo grado “Vicentini – Della Porta”

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